di
Stefania Iazzetta
CHE COS’E’ L’ANSIA?
L’ansia è un’emozione molto generale e molto elementare, e quindi molto diffusa. L’ansia è un’emozione che tutti provano in diverse situazioni, e nasce ogni volta che abbiamo di fronte, nel futuro prossimo, una possibile «minaccia» (per esempio un esame o una prova importante, dove la minaccia è poter fallire l’esame).
L’ansia può essere positiva se permette alla persona di affrontare il compito o aumentare la sua performance, mentre diviene negativa nel momento in cui diminuisce tale prestazione dell’individuo.
Ma quand’è che l’ansia diviene patologica?
Quando si attiva in maniera eccessiva o immotivata rispetto alla situazione, compromette il buon funzionamento dell’individuo e provoca sofferenza, crea un costante stato di apprensione e minaccia immotivata.
Differisce, inoltre, dall’ansia evolutiva perché è persistente e porta la persona ad evitare determinate situazioni o ad affrontarle solo ricorrendo ad alcune precauzioni (come avere una persona cara vicino).
I disturbi d’ansia comprendono tutti quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessiva. Questi sono diversi uno dall’altro per la tipologia di oggetti e situazioni che provocano paura o ansia.
IL DISTURBO DI PANICO
“All’improvviso ho cominciato ad avvertire che mi mancava l’aria, mi sentivo irreale come se non fossi parte di ciò che stava accadendo, i pensieri si accavallavano e non riuscivo a concentrarmi, tutto appariva distaccato e il battito cardiaco aumentava. Ho cominciato ad aver paura che sarei impazzito, che avrei perso totalmente il controllo di me…”
“Quando ho un attacco di panico è terribile: sento un forte dolore al petto e un formicolio lungo le braccia e le gambe. Il mio cuore batte forte, è così terribile che penso che potrebbe scoppiare, che sicuramente mi verrà un attacco di cuore…”
“ Una delle mie peggiori paure quando sento l’ansia è quella di poter svenire o di collassare, mi sento senza respiro e tutto sembra andare più velocemente, mi gira la testa e comincia a temere che perderò i sensi, non è mai accaduto ma temo che prima o poi ci sarà un attacco più brutto e.. ”
Cosa hanno in comune queste tre persone?
Tutte e tre hanno sperimentato alcuni sintomi tipici dell’attacco di panico.
Un attacco di panico viene definito come un periodo preciso di intensa paura e disagio, dove i sintomi si sono sviluppati improvvisamente e hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti. Questo si caratterizza per alcuni sintomi quali: palpitazioni o tachicardia; sensazione di soffocamento e di svenimento; dolore o fastidio al petto (es. senso di oppressione toracica); sensazione di torpore o formicolio; disturbi addominali e nausea; tremori o scosse; brividi di freddo o vampate di calore; sensazione di irrealtà o di essere distaccati da se stessi; timore di impazzire o perdere il controllo; confusione mentale etc..
Avere sporadici attacchi di panico è un’esperienza comune, soprattutto in periodi di stress emotivo e non per forza è indice di disturbo. Si definisce, invece, Disturbo di Panico una condizione caratterizzata da ricorrenti e inaspettati attacchi (“come un fulmine a ciel sereno”), da una persistente preoccupazione di averne altri e/o per le implicazioni che tali attacchi potrebbero avere, creandosi, quindi, uno stato di continua allerta.
La paura e i sintomi fisici si accompagnano alla convinzione che qualcosa di catastrofico stia accadendo,creano un circolo vizioso che da origine all’episodio. Gli attacchi di panico, solitamente, si verificano quando gli individui percepiscono come estremamente pericolose alcune sensazioni corporee e mentali, interpretandole come un segnale di un imminente pericolo, tale paura non fa che incrementare lo stato di allerta e di conseguenza i sintomi fisici dando origine al circolo vizioso del panico.
Ad esempio la persona può avere un attacco di panico se interpreta la confusione mentale (ossia dei pensieri confusi di un momento) come il segnale di un impazzimento, un aumento momentaneo del battito cardiaco come il segnale di un infarto in corso, un capogiro che indice di uno svenimento.
Questi pensieri spaventano ancora di più la persona, incrementando l’ansia fino al picco più alto di intensità.
Il soggetto può cercare di mettere in atto comportamenti attui a prevenire il verificarsi di altri attacchi (chiudersi in casa, evitare alcune situazioni o affrontarle solo con determinate precauzioni) che non fanno che aggravare la patologia.
Il disturbo di panico può divenire invalidante in quanto ha ripercussioni sulla vita familiare, lavorativa e sociale, e se non trattato può cronicizzare.
La Terapia Cognitivo-comportamentale (TCC) si è dimostrato l’intervento di maggiore efficacia, dimostrata scientificamente, per quanto riguarda i disturbi di ansia, nello specifico il disturbo di panico.
Si tratta di un tipo di psicoterapia in cui paziente e terapeuta sono attivamente impegnati nella comprensione del problema e nella condivisione di obiettivi terapeutici concreti e verificabili. Nel corso del trattamento la persona portatrice del disagio è aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi del panico e a liberarsene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.
Alla psicoterapia si può affiancare, qualora necessaria, una terapia farmacologica.
(Stefania Iazzetta)
Bibliografia
- Il disturbo di panico e l’agorafobia – Gragnani A., Mancini F.
- Gragnani, A, Paradisi, G. & Mancini, F. (2011). Un modello cognitivo del Disturbo d Panico e dell’Agorafobia: Aspetti psicopatologici e trattamento. Psicobiettivo, vol 31 (3), 36-54