di Stefania Iazzetta
“Ogni volta che gioco sento un’adrenalina incredibile, mi sento potente, finalmente capace, quel sentimento doloroso di inferiorità sparisce.. le liti, la solitudine, la noia delle giornate ripetitive e ogni emozione spiacevole si spenge, anche i pensieri negativi vanno via…e io mi sento bene.. ma dopo aver giocato mi sento uno stupido, provo solo disgusto per me stesso..”
Per Disturbo da Gioco d’Azzardo si intende un comportamento di gioco persistente, ricorrente ed inadeguato, caratterizzato da eccessivo coinvolgimento in termini di tempo, denaro e spazio mentale occupato dal gioco. Uno dei sintomi fondamentali di tale dipendenza è il forte desiderio di giocare e l’impossibilità a resistervi (craving), accompagnato dall’insorgenza di sentimenti di irritabilità ed inquietudine quando si è impossibilitati a giocare.
“Ho iniziato a giocare come passatempo, ma poi ogni volta che la sera a casa mi sentivo solo o annoiato riempivo il tempo con il gioco. Alla fine tutta la mia giornata ruotava intorno ad esso, appena mi svegliavo controllavo le scommesse della sera, leggevo i forum e mentre ero a lavoro o con gli amici pensavo solo a quando sarei potuto andare a giocare.. ogni volta che perdevo giocavo per recuperare, e se vincevo continuavo a giocare sentendomi un abile giocatore.. avevo perso completamente il possesso di me stesso”
Questo disturbo compromette il benessere delle persone, le loro relazioni familiari sociali e lavorative, oltre a generare una serie di difficoltà economiche per il bisogno di giocare somme sempre più consistenti o con una maggiore frequenza.
L’illusione del controllo, il senso di eccitazione e di onnipotenza che derivano dal gioco intrappolano la persona in un vortice, fatto di euforia ma anche di angoscia e sconforto e di desiderio di recuperare che non fa altro che far aumentare la frequenza del gioco e diminuire inesorabilmente le possibilità della persona di uscire dall’inganno del gioco.
Il DSM-5 colloca il Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico (Gambling Disorders) nella categoria della Dipendenza, in una apposita sottocategoria Disturbo non Correlato all’Uso di Sostanze.
Il GAP e i disturbi da uso di sostanze condividono, infatti, molte caratteristiche, tanto che i criteri utilizzati per diagnosticarli sono del tutto simili: entrambi presentano tolleranza, craving ed astinenza, oltre ad un rilevante impatto sulla vita personale, familiare, sociale, finanziaria e legale del soggetto.
Altre caratteristiche rilevanti sono la necessità di giocare una quantità sempre crescente di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata, la continua preoccupazione rispetto al gioco. In molti casi la persona ha effettuato sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo, che si accompagnano a intense sensazioni di irritabilità o irrequietudine, disprezzo verso se stessi e vergogna. Nonostante il soggetto possa perdere notevoli somme di denaro, il gioco si ripete il giorno successivo, sia per un impossibilità di controllare il comportamento, sia per un tentativo di recuperare quanto perso.Questa condotta patologica può comportare gravi disagi per la persona derivati dall’incontrollabilità del proprio comportamento di gioco e dalle gravi conseguenze che esso genera su un piano sociale, sanitario ed economico. Il gambling (o gioco d’azzardo patologico) può essere progressivo e caratterizzato da tre stadi: un iniziale stadio di gioco informale e ricreativo in cui il comportamento è saltuario e la motivazione è legata ad aspetti sociali e competitivi, i costi sono contenuti; un secondo stadio di gioco problematico in cui vi è un aumento della frequenza di gioco, del tempo e del denaro ad esso dedicato; un terzo stadio di gioco patologico in cui la condotta diviene quotidiana o intensiva, con gravi conseguenze negative da un punto di vista sociale, economico e sanitario.
Alcuni segnali possono mette in allerta circa l’esistenza di un problema di gioco d’azzardo. Tra questi:
- Spendere molto tempo giocando e concentrandosi sulle attività di gioco.
- Saltare la scuola e/o lavoro oppure peggiorare nel rendimento scolastico e/o lavorativo ( assenteismo, calo delle prestazioni, perdita del lavoro) a causa del tempo passato a giocare.
- Cominciare a porre scommesse più ingenti e più frequenti per mantenere lo stesso livello di interesse e eccitazione.
- Sperimentare oscillazioni di umore e manifestare segnali di stress quando non può giocare regolarmente o quando cerca di smettere o ridurre di giocare.
- Promettere di smettere o ridurre il gioco, ma fa fatica a mantenere e mettere in atto i suoi propositi.
- Mentire o diventare riservati relativamente alle attività di gioco d’azzardo.
- Cedere in cambio di denaro oggetti personali oppure non riuscire più a fare fronte alle spese ordinarie perché il denaro finisce nel gioco d’azzardo.
- Chiedere in prestito soldi o sottrarli a familiari o amici per poter giocare.
- Continuare a giocare credendo di rifarsi per poi decidere di smettere di giocare.
- Giocare per sfuggire o dimenticare i problemi
TRATTAMENTO
Il trattamento del Gioco d’Azzardo Patologico parte dallo stabilire se il problema è presente e valutare l’esistenza di eventuali patologie in comorbilità che richiedano interventi specifici.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrato uno degli interventi di maggiore efficacia, il cui scopo è quello di identificare e modificare le distorsioni cognitive alla base del disturbo.
Nello specifico l’approccio prevede interventi di tipo psicoeducativo, volti alla conoscenza dei meccanismi del disturbo e degli errori cognitivi sui quali si struttura il comportamento patologico, l’apprendimento di specifiche startegie di coping e problem solving per la gestione dell’impulso a giocare e dell’incapacità a rimandare il comportamento di gioco, oltre a interventi di ristrutturazione cognitiva mirati alla modifica delle credenze disfunzionali alla base del disturbo.
Bibliografia
American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Serpelloni G. (2013).Gioco d’azzardo problematico e patologico: inquadramento generale, meccanismi fisiopatologici, vulnerabilità, evidenze scientifiche per la prevenzione, cura e riabilitazione. Dipartimento Politiche Antidroga, Presidenza del Consiglio dei Ministri