di
Debora Pratesi
la strada per prendere consapevolezza
Essere genitori è uno dei compiti più difficili, impegnativi e stressanti che ci troviamo ad affrontare. È però anche uno dei più importanti perché il modo in cui viene svolto influenza in grande misura lo stato interno dei nostri figli e il loro adattamento al mondo esterno. Il problema è che portiamo avanti questo difficilissimo compito senza nessuna preparazione o addestramento ma guidati dall’istinto e da quelle che sono state le modalità educative esercitate su di noi dai nostri genitori. Si impara questo “compito” mentre lo si svolge spesso travolti da dubbi, insicurezze, paure e emozioni che ci fanno perdere contatto con i nostri figli e con noi stessi.
L’esperienza interiore dell’essere genitore è una “parte” fondamentale del percorso educativo per i figli che necessita di una particolare attenzione perché influenza gran parte delle modalità educative con cui si educano. È la guida delle nostre reazioni, dei nostri comportamenti verso di loro, delle aspettative che abbiamo, delle credenze, di tutte le scelte che operiamo nei loro confronti.
Riveste importanza assumersi la responsabilità del nostro operato, del modo in cui viviamo e portiamo avanti questo compito che si manifesta quotidianamente. Assumersi la responsabilità significa riflettere su quanto potere abbiamo nello sviluppo di un bambino e di quanta attenzione e consapevolezza siano dunque necessari, e ciò richiede notevoli dosi di energia e concentrazione.
Accanto al compito di crescere figli ci troviamo a far fronte a tutti gli altri numerosi obblighi familiari, sociali, di lavoro e con tutto lo stress accumulato può accadere di comportarsi in modo inconsapevole, come avessimo un pilota automatico che ci fa perdere così il contatto con quelle che erano tutte le migliori intenzioni che guidavano la nostra pratica educativa. Questo “automatismo” può causare ferite profonde nei figli, nei genitori stessi e nella loro relazione generando emozioni di tristezza, dolore, risentimento, senso di colpa, distacco emotivo da loro.
I figli porgono continue e nuove sfide, forniscono incessanti occasioni difficili da gestire.
Molto probabilmente, loro evocheranno tutte le nostre insicurezze, saggeranno tutti i nostri limiti e confini e toccheranno tutti i punti dentro di noi che più temiamo, facendoci sentire inadeguati o anche peggio. Se siamo disposti ad esaminare attentamente tutto ciò che stiamo sperimentando, possiamo offrire a noi e a loro uno spazio molto importante per imparare ad essere la guida migliore che possiamo per loro.
Ogni momento difficile, in realtà, contiene in sé le potenzialità per conoscere meglio loro e noi stessi e rispondere più efficacemente e con maggiore generosità di cuore.
Ci offrono così ripetute possibilità di vedere noi stessi sotto una luce diversa e di lavorare chiedendoci cosa possiamo imparare dalle situazioni che si presentano con loro; ci presentano, con queste occasioni, gli specchi su cui rifletterci.
Come possiamo dunque affrontare queste situazioni? Con consapevolezza.
“Consapevolezza è la coscienza che deriva dal fare attenzione intenzionalmente, al momento presente, senza giudizi. Si coltiva continuando a ricordarci con dolcezza di prestare attenzione. Quando ci distraiamo, come inevitabilmente accade, dobbiamo riportare la nostra attenzione al momento presente. Nel farlo, stabiliamo un contatto sempre più diretto con la vita, nel suo accadere. Si porrebbe dire che impariamo ad abitare la nostra coscienza”.
Molto spesso, il pilota automatico che vive in noi, ci impedisce di essere così concentrati e di prestare attenzione totalmente alle interazioni con i nostri figli, dando per scontate cose invece importanti o non notandole affatto, giudicando e formando delle opinioni su noi stessi e su di loro in modo inconsapevole.
Comportarci con consapevolezza ci permette di impegnarci a riconoscere quel che accade così come si sta manifestando e a sospendere una modalità automatica di comportamento, comporta tenere presente ciò che è davvero importante mentre compiamo le attività quotidiane della vita con i figli. È una vera pratica, con una sua disciplina interiore e una sua forma di meditazione che permette di ottenere importanti benefici sia per i figli che per i genitori e migliorare il legame con loro. Attraverso la nostra presenza, l’impegno verso di loro sarà avvertibile anche nei momenti difficili e forse le nostre scelte, benché operate in momenti di conflitto e competizione, produrranno in loro più dolcezza e saggezza.
Se consideriamo il ruolo dei genitori come una sacra responsabilità, in cui ci troviamo ad essere custodi, persone che nutrono e confortano, maestri, guide, compagni, modelli e fonti di amore e accettazione incondizionati, e riusciamo ad essere consapevoli in ogni momento di interazione con i figli, è molto più probabile che opereremo delle scelte più consapevoli.
E così facendo potremo anche scoprire che cosa c’è di più profondo e migliore dentro di noi, scoprire le nostre frustrazioni, insicurezze e mancanze, i nostri limiti, i nostri sentimenti più oscuri e distruttivi e di come possiamo sentirci sopraffatti da tutto ciò. Fare questo significa chiedere molto a noi stessi e impiegare molte energie.
L’infanzia modella significativamente la visione che abbiamo di noi stessi e del mondo, la nostra storia influenzerà inevitabilmente il nostro modo di vedere i figli, come dovremmo curarci di loro, insegnare loro e aiutarli nel processo di socializzazione e di adattamento al mondo esterno. Spesso accade che ci comportiamo tendendo a mantenere le nostre opinioni con molta forza quasi come fossimo prigionieri di credenze per le quali ci sentiamo costretti ad agire in un certo modo per rispettarle. Ma quando diveniamo consapevoli di come noi siamo stati plasmati, possiamo estrarre ciò che è utile, positivo e arricchente dal modo in cui siamo stati educati, e superare invece quegli aspetti che si sono rivelati distruttivi e limitanti.
Per “fare i genitori” non esiste uno standard ideale con il quale dobbiamo confrontarci e raggiungere. Essere genitori è un continuo processo di approfondimento e di affinamento della nostra consapevolezza e capacità di essere presenti e agire con saggezza. Questo comporta vedere e accettare le nostre limitazioni, umanità, la nostra fallibilità e occuparcene il più consapevolmente possibile. Si può sempre cominciare di nuovo, da capo, proprio in quel momento. Ogni momento è un nuovo inizio, un’altra opportunità per sintonizzarsi e forse per giungere, in quell’esatto momento, a vedere, sentire e conoscere noi stessi e i nostri figli in un modo nuovo e più profondo.
L’amore verso i nostri figli si esprime e sperimenta nella qualità della relazione che attimo dopo attimo si dispiega. L’amore si esprime nel modo in cui operiamo i più semplici gesti quotidiani, nel passare il pane, il modo con cui diamo il buongiorno, nel ringraziarli, nella gentilezza che mostriamo tutti i giorni, nella comprensione, nella nostra capacità di accettare. L’amore si esprime incarnando amore nelle nostre azioni. La qualità della nostra presenza è una profonda misura del nostro affetto e del nostro amore verso i figli.
L’essere genitori consapevoli ci richiede di dirigere gran parte della nostra energia e disciplina e affetto verso l’interno, verso la nostra mente e il nostro corpo e le nostre esperienze, la cura della vita interiore oltre che esteriore dei nostri figli, verso i bisogni della loro anima oltre che quelli di necessità.
Praticare la consapevolezza nella pratica quotidiana lo si può fare in molti modi.
Sono numerosi gli esercizi per allenare il muscolo della consapevolezza che consentono di sentirci più rilassati, speranzosi, più capaci di affrontare efficacemente lo stress quotidiano. Infondono un maggior senso di pace mentale e fiducia in sé stessi consentendoci di scoprire nuove strade verso cui muoversi, sperimentare un maggior senso di libertà, di controllo interiore e di sicurezza, di quanto non avessimo prima ritenuto possibile.
Per approfondimenti:
- Myla e Jon Kabat-Zinn (2014). Il genitore consapevole.
- Jon Kabat-Zinn (2012). Vivere momento per momento.
- Russ Harris (2011). Fare ACT. Una guida pratica per professionisti all’Acceptance and Commitment Therapy.