di
Francesca Solito
Sappiamo da tempo che è molto importante sostenere la crescita dei propri figli con l’attività fisica perché permette di raggiungere benefici a livello fisico, psicologico e sociale favorendo un sano sviluppo. Fin dai primissimi anni di vita è possibile iscrivere i bambini a corsi propedeutici che aiutano a coltivare una cultura sportiva tra i più piccoli. Pensando ai giovanissimi, i maggiori benefici si hanno soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo psicomotorio, in adolescenza entrano in gioco, con maggiore importanza, anche altri fattori quali la socievolezza, la fiducia, l’autonomia, lo spirito di squadra sostenendo il benessere psicologico.
Il movimento è uno dei bisogni primari dell’essere umano, è una motivazione di base così come la necessità di respirare, mangiare e bere, dormire. Infatti l’opposto del movimento è all’origine di un’altra forma di pandemia, quella della sedentarietà che nel mondo industrializzato è la quarta causa di morte (Kohl 3rd, Craig, Lambert, Inoue et al., 2012). Pierre de Coubertin ha affermato che lo sport è fonte di miglioramento interiore, lui si impegnò nel miglioramento del sistema educativo affidando parte di questo miglioramento all’educazione sportiva.
La pandemia ci ha obbligati al distanziamento fisico, ha modificato radicalmente le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare, di fare scuola, d’interagire con gli altri e ha eliminato l’attività sportiva per come la conoscevamo.
Quali sono i principali fattori di rischio per la salute dal punto di vista fisico e psicologico quando l’attività motoria è scarsa o addirittura totalmente assente? L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di praticare regolarmente un’attività fisica moderata per 150 minuti a settimana (nel caso degli adolescenti 60 minuti al giorno per un’attività vigorosa) aiuta a prevenire patologie come l’obesità, il diabete e le malattie cardiache. Purtroppo, ancora oggi, l’insufficienza di attività fisica è una problematica rilevante a livello mondiale e in Italia più dell’80% degli adolescenti conduce una vita sedentaria in cui l’attività fisica è carente. Questi dati risalgono a indagini precedenti questo ultimo anno, quindi si può immaginare che a causa della chiusura delle scuole e delle strutture sportive i numeri siano aumentati ulteriormente. Non dobbiamo dimenticare che l’attività sportiva assolve il ruolo di valvola di sfogo per molti ragazzi e ragazze che in adolescenza si trovano ad affrontare momenti di crescita critici.
Lo sport è un ottimo alleato nella gestione dello stress e di stati emotivi particolarmente intensi come l’ansia e la depressione. Ecco perché nell’ultimo anno molti genitori hanno riferito che i loro figli sono stati più irritabili e irrequieti. Altri genitori hanno riscontrato nei propri figli un generale senso di stanchezza e sono sembrati particolarmente apatici, privi della loro naturale energia. A tal proposito la letteratura ha dimostrato che praticare sport stimola il cervello a produrre sostanze utili a migliorare l’umore, la memoria e l’apprendimento. Questi effetti però risultano essere solo temporanei infatti tendono a regredire con l’interruzione dell’attività motoria. Quando inizia l’età adolescenziale i ragazzi hanno bisogno di entrare in contatto e confrontarsi con il gruppo dei pari e con adulti differenti dai propri genitori.
La scuola è il primo luogo sociale che i giovani hanno a disposizione per sperimentarsi, ma non è il solo e spesso diventa fondamentale che il ragazzo entri a far parte anche di altri ambienti. Prendiamo in considerazione quei ragazzi che non si trovano a proprio agio nel gruppo classe in cui sono inseriti o che si percepiscono esclusi dagli interessi dei propri compagni o che hanno difficoltà comportamentali che rendono complicato il rispetto di un contesto strutturato come la scuola. Accade frequentemente che proprio questi ragazzi trovino nello sport una dimensione più adatta a loro, in cui riescono ad esprimersi e a mettersi alla prova con migliori risultati grazie ai quali possono riscattarsi o ricevere una maggiore fonte di gratificazione. Lo sport aiuta i giovanissimi a recepire l’importanza delle regole, a rispettare i pari anche nel confronto agonistico, a sperimentare i propri limiti e a scoprire i propri punti di forza sia fisici che mentali (Ciairano, 2008).
Possiamo dunque affermare che lo sport incrementa il benessere e la qualità di vita in età giovanile intervenendo:
- sulla prevenzione dello sviluppo di patologie fisiche;
- su una migliore gestione delle proprie reazioni, stati emotivi e emozioni;
- sulla stimolazione del sistema nervoso;
- sul potenziamento dell’autostima e del proprio senso di autoefficacia.
Tutti questi benefici sono centrali per un sano sviluppo psicofisico e la prolungata assenza dell’attività motoria e sportiva rischia di incentivare l’insorgere di stili di vita inadeguati. L’impatto che le nuove routine avranno sulla vita dei giovani sarà valutabile solo fra qualche tempo. Diventa fondamentale salvaguardare le buone abitudini cercando nuove strategie per continuare a prenderci cura della salute mentale e fisica dei ragazzi. L’adulto, che sia un genitore o un educatore, deve essere un punto di riferimento. Anche in adolescenza, quando dei genitori se ne vuole sapere poco, è importante rimanere sullo sfondo, restare disponibili e far sentire la propria presenza calda e accogliente. Sicuramente, in questo momento dove le certezze sono poche, è importante cercare di comprendere quali siano le difficoltà che i ragazzi stanno vivendo, provando a individuare insieme a loro le modalità migliori per rispondere a una situazione di stress. Suggerire delle strategie di adattamento con alternative valide, sfiatare le tensioni piuttosto che sostenerle, dare importanza a quello che sta vivendo il ragazzo. Potrebbe essere utile fare delle attività insieme ed evitare la solitudine, perché in solitudine gestire le angosce e le preoccupazioni, che sono proprie di questo periodo, può risultare più difficile. Sicuramente è fondamentale far esprimere i ragazzi, mostrarsi interessati realmente al loro pensiero, ascoltarli ed evitare che la negatività prenda il sopravvento, focalizzandosi di più su ciò che si può fare piuttosto che su quello che viene a mancare.
Bibliografia
- Ciairano, S., Le attività motorie e sportive nello sviluppo degli adolescenti., Laterza Editore, Roma-Bari 2008
- Demofonti, K. (2014). Informativa OMS: Attività fisica.
- Kohl 3rd, H. W., Craig C. L., Lambert E. V., Inoue S. et al., The pandemic of physical inactivity: global action for public health, Lancet, 2012, 380, 294-305.