di
Debora Pratesi
L’importanza del ruolo rivestito dalla famiglia nelle dinamiche dell’adolescente è sempre stato argomento discusso, ancor di più si è reso evidente soprattutto delle mutate condizioni generali che hanno prolungato la permanenza dei ragazzi nel nucleo familiare.
I cambiamenti dell’adolescente, dunque, non lasciano immutato il contesto familiare, la conflittualità interna che egli sperimenta tra i bisogni di autonomia e di protezione si esprime all’interno della famiglia attraverso varie forme di comunicazione verbale (provocazioni e aggressività verbale) e non verbale (modo di vestire e di atteggiarsi, modalità di gestire gli spazi personali). Tale conflittualità spinge così il sistema familiare a riorganizzarsi, a ridefinire i legami di ciascun membro con gli altri e con l’esterno.
La famiglia, in ogni suo momento, è il risultato di due processi intrecciati: morfostatico e morfogenetico.
Il processo morfostatico, garantisce all’identità familiare, attraverso le pratiche quotidiane e i sistemi di credenze condivise, continuità e stabilità, nonostante i cambiamenti ambientali (Fruggeri, 1997). Il processo morfogenetico invece, regola le trasformazioni della famiglia sulla base di stimoli sia interni ad essa, sia esterni.
Le famiglie sono sottoposte a cambiamenti a diversi livelli: individuale, interpersonale, gruppale e sociale. A livello individuale, la famiglia deve affrontare le trasformazioni dovute allo sviluppo fisico, cognitivo, emotivo dei singoli membri. A livello interpersonale, si nota che, le relazioni tra i membri, il grado d’intimità, di comunicazione di condivisione, di conflitto, si modificano. A livello gruppale, la famiglia si estende per l’entrata di nuovi membri, si riduce e/o si ricompone. Infine, a livello sociale, la famiglia è in continua interazione anche con l’ambiente esterno e, i cambiamenti socio-politico-culturali che avvengono in esso, la coinvolgono necessariamente.
La famiglia costruisce e ricostruisce i suoi equilibri sulla base di mutamenti interni ed esterni ad essa. Questi possono essere provocati da cause prevedibili, legate cioè ai processi di sviluppo individuale e familiare oppure imprevedibili, cioè inattesi come una malattia, una vincita di denaro, ecc. La prevedibilità di un evento è determinata dalle aspettative che i singoli membri hanno riguardo al proprio futuro. L’adolescenza rappresenta un evento che pur essendo atteso, nel senso che si prevede la crescita dei figli ed inevitabilmente la loro adolescenza, stravolge gli equilibri familiari come un evento inatteso e stressante cui far fronte.
La teoria dello stress familiare individua come cause dell’evoluzione familiare gli eventi critici. Questi si riferiscono ad avvenimenti improvvisi, di fronte ai quali, le capacità e le abituali modalità d’interazione familiare risultano insufficienti ed inadeguate, creando uno squilibrio che richiede profondi cambiamenti adattivi. Due sono i movimenti antagonisti che la famiglia si trova a dover sincronizzare: la tendenza del sistema all’unità, al mantenimento della vicinanza emotiva, affettiva e al senso d’appartenenza (coesione) e la spinta dei singoli membri alla differenziazione ed autonomia (separazione). Di fronte all’evento critico, la famiglia deve ricorrere e mobilitare tutte le risorse e le sue potenzialità creative, ridistribuire i compiti, i ruoli e le responsabilità. La transizione innescata da un evento critico è data quindi, da un processo di negoziazione tra i membri della famiglia e tra questi e il contesto sociale con cui interagiscono e da cui possono estrarre risorse importanti.
Secondo l’approccio dello sviluppo, in ogni fase, la famiglia è chiamata ad affrontare un “compito di sviluppo”, la cui soluzione permette l’avanzamento ad una tappa successiva. L’adolescenza rappresenta uno di queste tappe. Essa costituisce una sfida e contemporaneamente una risorsa per tutto il sistema familiare. Si assiste, non alla rottura dei legami preesistenti, ma ad una loro trasformazione in una forma più matura, grazie alla rinegoziazione dei ruoli e delle relazioni più egualitarie e reciproche.
Il compito di sviluppo, in questa fase del ciclo di vita, coinvolge tutti i membri della famiglia in un processo di separazione reciproca, attraverso il processo d’individuazione/differenziazione. Sabatelli R. e Mazor A. hanno descritto i costrutti di questi processi interconnessi. L’individuazione rappresenta il processo attraverso cui l’adolescente cerca di rinegoziare la propria dipendenza psicologica dagli altri. Si assiste ad un progressivo passaggio da relazioni asimmetriche tipiche dell’infanzia, ad una reciprocità simmetrica caratterizzante le relazioni adulte. Le variabili che indicano il successo nell’individuazione sono, ad esempio, l’indipendenza economica, la capacità di organizzare la propria vita quotidiana, lavorativa e soprattutto affettiva ed emotiva. La differenziazione riguarda invece, il processo di regolazione delle distanze e vicinanze tra i membri. Ciò si riferisce sia ai pattern d’interazione adottati dai componenti familiari per regolare le distanze interpersonali, sia alla capacità di affrontare le vicinanze e l’intimità. Le variabili che suggeriscono il grado di differenziazione raggiunto sono i livelli di conflitto familiare, di intimità sperimentato e il grado di intrusività parentale. Tutti questi processi sono a carico dell’intero sistema familiare, poiché non riguardano solo l’adolescente, ma anche i suoi genitori, essi infatti, devono riuscire a separarsi dai figli, accettare che diventino adulti e sostenerli in questa crescita. I genitori se da un lato devono, in quanto genitori, favorire il processo d’emancipazione dei figli fornendo loro una protezione flessibile, dall’altro, come coppia, devono rivalutare il significato della loro relazione. La qualità della relazione tra genitori e figli è determinante per la crescita dell’adolescente. Come già accennato, i genitori devono offrire una protezione flessibile ai ragazzi. Questo compito implica il riferimento ad altre variabili essenziali, quali il conflitto, la coesione, il controllo, il supporto e la comunicazione. L’esercizio dell’autorità riguarda l’insegnamento delle regole, la socializzazione ai doveri e ai vincoli, rappresenta cioè, la capacità dei genitori di costruire vincoli intorno ai figli. Ogni regola stabilita assume il carattere dell’imposizione, essenziale per lo sviluppo psicologico dei figli. La regola infatti, costituisce un confine ideale del sé, contribuisce ad identificare e differenziare sè stessi dagli altri. La gestione dell’autorità genitoriale permette di creare un contesto psicologico ed affettivo, in cui i figli possono esprimere i loro bisogni e i genitori possono prendersi cura di loro. Il supporto è un concetto diverso dalla coesione, poiché, mentre questa fa riferimento ai vincoli che legano reciprocamente i vari membri della famiglia e il grado di autonomia di ognuno di essi; il supporto si riferisce alla cura, alla possibilità di contare su qualcuno. È chiaro quindi, che un esercizio dell’autorità moderata e flessibile favorisca uno sviluppo dei figli armonico e adattivo. Un’importanza fondamentale assume la funzione supportiva della comunicazione tra genitori e figli per il processo di formazione dell’identità e lo sviluppo d’abilità sociali dei ragazzi. Alla base di una comunicazione adeguata, vi sarebbe la capacità da parte dei genitori di accettare e considerare importanti le opinioni dei figli, riguardo agli eventi che incontrano durante la crescita. L’ adolescenza è un’epoca di grandi trasformazioni. Anche i genitori devono cambiare. I nostri adolescenti hanno bisogno di sentirsi sicuri a casa, di avere una base da cui partire per esplorare il mondo. Nel momento in cui si avventurano alla ricerca di una nuova identità, hanno bisogno di sapere che i genitori li amano e hanno fiducia in loro. La loro ribellione e il loro atteggiamento di sfida sono un tentativo di separarsi da voi, una ricerca del proprio modo di essere. Ne conseguono inevitabilmente conflitti e sofferenza, perché genitori e figli spesso si sentono incompresi e non amati. I figli che crescono provocano a volte nei genitori un forte senso di perdita: perdita del ruolo, dell’identità, oltre che del loro bambino. La distanza che li separa dal figlio può sembrare un immenso abisso. Ma è proprio questo sforzo di essere diverso, distinto dal genitore, che darà poi all’adolescente la fiducia e l’autostima necessarie per diventare una persona forte e creativa e per stabilire rapporti positivi con gli altri. La teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969, 1973, 1980, 1988, Ainsworth,1969, 1978) si basa su due presupposti fondamentali: – L’esperienza di essere protetti e accuditi è fondamentale per lo sviluppo individuale – La certezza di poter avere un punto di riferimento in caso di pericolo è determinante per lo sviluppo. Solo se queste due condizioni vengono soddisfatte, l’individuo può cominciare ad esplorare il mondo che lo circonda e diventare autonomo. Queste affermazioni non sono valide solo per lo sviluppo dell’individuo nei suoi primi anni di vita ma lo sono anche negli anni successivi; durante l’adolescenza questi presupposti divengono indispensabili affinché possa verificarsi il processo di individuazione, cioè, come definito da Palmonari (2001), l’acquisizione di una propria identità originale superando le identificazioni con i familiari e con altre figure adulte significative. I genitori devono sapere rispettare le scelte del figlio anche quando sembrano inaccettabili; è fondamentale che il figlio conosca le convinzioni dei genitori e sappia se le sue scelte sono più o meno condivise ma allo stesso tempo occorre che il genitore rispetti anche ciò che non gli piace. I figli devono essere liberi e devono poter sbagliare nella certezza di essere amati. L’autonomia implica il passaggio dal legame di attaccamento di tipo asimmetrico, tipico della relazione adulto-bambino, a quello simmetrico, caratteristico delle relazioni di tipo paritario.
Altrettanto importante è il binomio cura-controllo. L’esercizio del controllo riguarda l’insegnamento delle regole, la socializzazione ai doveri e ai vincoli, è la capacità dei genitori di costruire vincoli intorno ai figli. Le regole sono vincoli in quanto limitano la libertà personale. Ogni vincolo ha il carattere dell’imposizione, non deve essere negoziato poiché una struttura, delle regole, dei limiti danno sicurezza e sono essenziali per lo sviluppo. Arriva però il momento, per l’adolescente, in cui i vincoli e le regole genitoriali cominciano ad essere stretti e a venire percepiti come un ostacolo verso la ricerca della propria autonomia e identità. Le regole perdono l’assolutezza e l’inviolabilità che le caratterizzavano quando erano gli occhi di un bambino ad osservarle. Le norme, da questo momento, mostrano il loro aspetto interpretativo che garantisce l’adattabilità dell’agire ad ogni situazione stabile e regolata, permette l’espressione del disaccordo inerente il contenuto delle relazioni descritte dalle norme. Per il soggetto che scavalca questi confini diviene possibile procedere ad una ridefinizione della propria identità personale e sociale. Il conflitto non va visto, dunque, solo come manifestazione di disagio ma come modalità prevista di trasformazione e riassetto delle norme che contraddistinguono i vari contesti relazionali.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la comunicazione familiare. Ogni famiglia ha un compito fondamentale cui dover far fronte: creare e sviluppare la modalità relazionale più adeguata alla fase del ciclo di vita in cui si trova coinvolta; questo significa saper modificare di volta in volta i copioni che i vari membri della famiglia avevano appreso a “recitare”, non solo nel loro contenuto ma anche nella loro forma. Le modalità con cui vengono trasmessi i messaggi sono estremamente importanti tout court, nel periodo adolescenziale assumono una rilevanza ancora più cruciale; spesso è proprio la difficoltà o l’incapacità di comunicazione di entrambe le parti che crea incomprensione e conflitto. Nella fase di individuazione dell’adolescente la qualità della comunicazione fra i diversi componenti della famiglia è particolarmente importante per il futuro dell’intero nucleo familiare.
La comunicazione supportiva in famiglia è considerata un fattore che incoraggia lo sviluppo di abilità sociali e la formazione di un’identità positiva negli adolescenti.
Per approfondimenti:
- Scabini E.,“Psicologia sociale della famiglia”, Bollati Boringhieri, 1995.
- Bowlby J., “Una base sicura”, Cortina, 1988.
- Fruggeri L., “Famiglie”, Carocci, 2007.