di
Corina Galatanu e Francescamaria Gori 

 

FoMo, acronimo di Fear of Missing Out, in italiano paura di essere tagliati fuori, è il timore di non partecipare a un’esperienza che altri stanno vivendo o di perdere un evento importante.

Il concetto è stato coniato da Patrick J. McGinnis, il quale lo ha utilizzato per la prima volta nel suo articolo intitolato “Social Theory at HBS: McGinnis’ Two FOs”, articolo pubblicato sulla rivista “The Harbus” della Harvard Business School nel 2004.

Nel 2013 l’abbreviazione è entrata nell’Oxford Dictionary dove possiamo leggere “a feeling of worry that an interesting or exciting event is happening somewhere else”.

Nel suo libro Fomo sapiens, McGinnis lo definisce come lo stato d’ansia provocato dalla percezione, spesso acuita da social network, che gli altri stiano vivendo esperienze più gratificanti delle nostre. È la pressione sociale derivante dalla consapevolezza che resteremo tagliati fuori o esclusi da un’esperienza collettiva positiva o memorabile”.

 

Nel 2021 Przybylski e il suo gruppo hanno fornito un modello di comprensione del fenomeno FoMO che parte dalla teoria della motivazione intrinseca e dell’autodeterminazione di Deci e Ryan.

Przybylski e il suo gruppo riconducono sia la FoMo che l’uso intensivo di social e dei mezzi digitali a un basso livello di soddisfazione di uno dei bisogni psicologici fondamentali dell’uomo, ovvero quello della relazionalità: amare ed essere amato, fare parte di un gruppo e dunque appartenere, condividere, comunicare.

Bassi livelli di soddisfazione di questo bisogno renderebbero vulnerabili i soggetti sia a sviluppare la FoMo che a usare i Social e i digital media in una relazione che vede la Fomo come mediatore. Dato che i social ed i digital device sono strumenti che consentono di relazionarsi, di interagire, di scambiarsi informazioni, condividere esperienze e comunicare facilmente senza ingenti costi, più una persona ha il bisogno di relazionalità non soddisfatto più tenderà ad usarli. Questa relazione sarà più forte se non si tratta “solo” di un bisogno non soddisfatto ma se ci troviamo in uno stato di vera paura di non essere in relazione e di essere tagliati fuori. In questo senso, per le persone che sperimentano la FoMo l’uso dei social e dei digital device diventa ancora più intensivo e pervasivo. L’ accesso illimitato alle informazioni, la connettività estrema e l’ansia da confronto potrebbero spiegare anche una relazione inversa tra Social Network e FoMo. Ovvero, vedere e avere accesso h24 a quello che fanno gli altri può alimentare ulteriormente la paura di essere tagliati fuori in una sorta di circolo vizioso. Le piattaforme social ci mostrano continuamente le vite degli altri, creando la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa di importante. Inoltre, la cultura della condivisione su social media incentiva gli utenti a pubblicare solo i momenti più belli e interessanti delle loro vite, creando una visione distorta della realtà.

Elhai e collaboratori (2020) hanno infatti documentato che la paura di non essere presenti, di restare fuori, di perdersi occasioni irripetibili, di rimanere indietro, di restare all’oscuro dalle esperienze piacevoli e gratificanti degli altri e un impellente e persistente desiderio di appartenenza inducono (per alleviare la tensione), ad un uso compulsivo e comportamenti ripetitivi come controllo della rete, aggiornamento delle pagine, uso prolungato dello smartphone, incapacità di non leggere notifiche nonostante si è impegnati in altre attività offline. La costante pressione di dover partecipare a tutto ciò che fanno gli altri e non a ciò che si vorrebbe fare può essere schiacciante e può portare a una sensazione di sovraccarico mentale.

Se l’erba del vicino è (da sempre) più verde della nostra possiamo dire dunque che il fenomeno attualmente rischia di avere un forte impatto sulla salute della popolazione. FoMo può portare a un senso di insoddisfazione nella propria vita. Quando ci confrontiamo costantemente con le vite degli altri su social media, può sembrare che la nostra vita sia inferiore o meno interessante.

Vi sono infatti evidenze che la paura di restare tagliati fuori si associa a depressione e ansia sociale, a minor soddisfazione di vita e uso problematico degli smartphone (dipendenze comportamentali), alterazioni del sonno, stress, stanchezza (Abel et el., 2016, Milyavskaya et al. 2018). Non è ancora chiaro se è l’affettività negativa ad influenzare la FoMo o se è la FoMo a causare problemi di umore oppure, ancora, se trattasi di una relazione bidirezionale (Elhai et al., 2020).

Le fasce di popolazione più a rischio sono gli adolescenti e i giovani adulti ma in generale tutte le fasce della popolazione possono soffrirne. La Fomo è più diffusa fra gli adolescenti che sono ancora alla ricerca della propria identità e cercano di costruire legami sociali significativi. Gli adolescenti che hanno una bassa autostima e che si confrontano con gli altri sono particolarmente vulnerabili.

Anche se FOMO può sembrare un’emozione potente e difficoltosa da gestire, ci sono alcune cose che possiamo fare per affrontarla.

In primo luogo, è importante ricordare che la maggior parte di ciò che vediamo sui social media è solo una parte della realtà. Le persone tendono a condividere solo i momenti più belli delle loro vite, ma ci sono sempre sfide e difficoltà che non vediamo. Quindi, evitiamo di confrontarci costantemente con gli altri e concentrarci invece su ciò che è importante per noi stessi.

In secondo luogo, dobbiamo imparare a dire “no”. Non è necessario partecipare a tutti gli eventi e attività che si svolgono. Dobbiamo essere selettivi su ciò che facciamo e ciò che ci interessa.

In terzo luogo, dobbiamo concentrarci sulla gratitudine per ciò che abbiamo nella nostra vita. Anziché concentrarsi su ciò che non abbiamo o su ciò che gli altri stanno vivendo, dobbiamo apprezzare ciò che abbiamo e concentrarci su ciò che rende la nostra vita significativa.

Infine, è importante riuscire a disconnettersi dai social media.

La psicoterapia può essere un valido aiuto per combattere la FoMo. Il tipo di percorso da ipotizzare dipenderà molto da quanto la FoMo compromette il vivere una vita piena e significativa per la persona.

 

La terapia cognitivo comportamentale può aiutare a gestire FOMO con un lavoro incentrato sui pensieri e sulle convinzioni, sulla gestione delle emozioni e dei comportamenti.

Ad esempio, può essere possibile lavorare sull’identificazione dei pensieri disfunzionali che possono portare a queste emozioni sostituendoli con pensieri più funzionali e realistici: una persona potrebbe pensare “devo partecipare a ogni evento per non perdere nulla” o “la mia vita non è così interessante come quella degli altri”.

Questi pensieri sono disfunzionali anche perché non sono basati sulla realtà. In realtà, non è possibile partecipare a tutti gli eventi e tutte le attività, e le vite degli altri su social media sono spesso curate e non rappresentano l’intera verità. Pertanto, invece di pensare “devo partecipare a ogni evento”, una persona potrebbe pensare “posso scegliere gli eventi che mi interessano di più e che si adattano meglio alla mia vita”. Questo tipo di pensiero realistico è basato sulla realtà e può aiutare a ridurre l’ansia e lo stress associati a FOMO.

La terapia cognitivo comportamentale può inoltre aiutare a sviluppare nuovi comportamenti che aiutino a gestire FOMO. Ad esempio, invece di cercare di partecipare a tutti gli eventi, una persona potrebbe decidere di partecipare solo a quelli che sono più significativi per loro. Questo tipo di comportamento selettivo può aiutare a ridurre la pressione di dover partecipare a tutto e può aumentare il senso di controllo sulla propria vita.

Un’altra strategia comportamentale potrebbe essere quella di disconnettersi dai social media per un certo periodo di tempo. Questo può aiutare a ridurre il confronto costante con gli altri e a concentrarsi di più sulla propria vita.

Integrare pratiche di mindfulness alla terapia cognitivo comportamentale può portare enormi benefici nella gestione della FoMo. La mindfulness ci insegna ad accettare le cose così come sono e a riconoscere che non possiamo controllare tutto. Ci aiuta a focalizzarci sul presente e ad apprezzare ciò che abbiamo nella nostra vita al momento. Questo ci permette di non essere ossessionati da eventi futuri o esperienze che potremo perdere. Ci insegna inoltre ad essere più consapevoli delle nostre emozioni e dei nostri pensieri. Possiamo imparare a riconoscere quando la FoMo sta iniziando ad influenzarci e a prendere il controllo delle nostre azioni. Attraverso la consapevolezza possiamo fare una scelta cosciente su come vogliamo rispondere alla situazione. La mindfulness ci aiuta anche a trovare un equilibrio nella nostra vita. Possiamo imparare a valutare cosa è importante per noi e a dare priorità alle attività che ci fanno sentire soddisfatti e felici. Questo ci permette di evitare di essere sopraffatti dalle aspettative degli altri o dalla pressione sociale per partecipare a determinati eventi o attività. Infine, la mindfulness ci insegna a concentrarci sul momento presente e a mantenere la nostra attenzione su una sola cosa alla volta. Possiamo utilizzare questa capacità per concentrarci sulle attività che ci interessano e che ci danno soddisfazione, e ignorare le distrazioni che ci portano a sentirsi come se stessimo perdendo qualcosa.

 

Bibliografia

 

Abel, J. P., Buff, C. L., & Burr, S. A. (2016). Social media and the fear of missing out: Scale development and assessment. Journal of Business & Economics Research (JBER)14(1), 33-44.

 

Alutaybi, A., Al-Thani, D., McAlaney, J., & Ali, R. (2020). Combating fear of missing out (FoMO) on social media: The fomo-r method. International journal of environmental research and public health17(17), 6128.

 

Elhai, J. D., Yang, H., & Montag, C. (2020). Fear of missing out (FOMO): overview, theoretical underpinnings, and literature review on relations with severity of negative affectivity and problematic technology use. Brazilian Journal of Psychiatry43, 203-209.

 

Intelligence, J. W. T. (2012). Fear of missing out (FOMO). Diunduh dari www. jwtintelligence. com/wp-content/uploads/2012/03/F_JWT_ FOMOupdate_321.

 

McGinnis, P. J. (2020). Fear of missing out: Practical decision-making in a world of overwhelming choice. Sourcebooks, Inc..

 

Milyavskaya, M., Saffran, M., Hope, N., & Koestner, R. (2018). Fear of missing out: prevalence, dynamics, and consequences of experiencing FOMO. Motivation and emotion42(5), 725-737

 

Przybylski, A. K., Murayama, K., DeHaan, C. R., & Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Computers in human behavior, 29(4), 1841-1848.

 

Ryan, R. M., & Deci, E. L. (2000). Self-determination theory and the facilitation of intrinsic motivation, social development, and well-being. American psychologist, 55(1), 68.