Cos’è e come si manifesta
In molte persone si osserva una grande difficoltà nel separarsi dagli oggetti personali, che si traduce in accumulo spesso molto problematico, di oggetti anche completamente senza valore o, addirittura pericolosi per la salute. In alcune persone l’accumulo è il risultato della difficoltà a buttare, in altre è anche l’esito di un eccesso di acquisti (magari solo di specifici oggetti). Il DA, o disposofobia, è un disturbo poco studiato e con tanti aspetti da definire: sul piano diagnostico non c’è ancora un grande accordo tra gli esperti sul suo status; sul piano clinico molto c’è da chiarire e comprendere sul funzionamento e i meccanismi psicologici che lo determinano. Storicamente è un sintomo accomunato al disturbo ossessivo compulsivo (DOC): nei casi più gravi era diagnosticato come sintomo DOC, nei casi meno acuti e invalidanti era considerato un sintomo Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità; nel 2013, con la pubblicazione del manuale diagnostico DSM-5, gli viene finalmente riconosciuto lo status di disturbo autonomo, con il nome di Hoarding Disorder, inserito tra i disturbi “correlati” al DOC. Nel DSM-5 viene definito come disturbo caratterizzato dalla difficoltà a buttare determinate cose, indipendentemente dal loro valore, espressione di un intenso bisogno di salvarle e di un forte disagio all’idea di separarsene. Il materiale o gli oggetti che le persone conservano, possono essere di qualsiasi tipo: si va dalla collezione di oggetti di valore, all’accumulo di spazzatura, fino all’accumulo di animali. Molto frequente è l’accumulo di libri e giornali o, comunque, di materiali che contengono informazioni e possono aumentare le conoscenze. Anche la severità può naturalmente variare molto: si va da persone che hanno la casa completamente invasa dagli oggetti, con solo stretti cunicoli (chiamati sentieri da capra) attraverso cui muoversi tra le stanze a situazioni più sottocontrollo (magari grazie a risorse economiche che consentono l’affitto di magazzini per l’accumulo) o semplicemente di minore gravità (per esempio l’accumulo riguarda selettivamente solo alcuni oggetti).
Trattamento
Esistono sia trattamenti farmacologici che psicologici per la cura del disturbo da accumulo, anche se gli studi di efficacia sono minori che per i disturbi più studiati. Tra i trattamenti applicati in questo tipo di disturbo e per i quali esistono dati di efficacia c’è la terapia comportamentale basata sull’Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP): consiste in sostanza nel far buttare velocemente una certa parte degli oggetti, bloccando controlli sugli stessi. Funziona meglio se l’accumulo è associato al DOC.
Tuttavia, la terapia più usata, è quella cognitivo comportamentale che coniuga ERP con altre componenti della terapia cognitiva (basata sul modello sviluppato da Frost e Steketee). Le componenti centrali di questo trattamento sono: interventi focalizzati sulla motivazione al trattamento; skill training (ovvero addestramento a capacità come la presa di decisioni o la risoluzione di problemi); esposizione allo scegliere, buttare, non comprare (centrale sono gli esperimenti del tipo: proviamo a buttare questo volantino? Come ti senti?); il paziente con l’aiuto del terapeuta impara a stare nella situazione stimolo (ad esempio davanti alla situazione “buttare un oggetto personale” oppure “non comprare qualcosa che sembra proprio una grande occasione”), che lo aiuta a trovare modalità alternative all’accumulo come risposta alla situazione. Ristrutturazione cognitiva: si affrontano e modificano le convinzioni, temi personali (magari anche originati nell’infanzia) che hanno causato o mantengono il disturbo. Lo scopo centrale del trattamento è addestrare i pazienti ad imparare a sopportare di più la sensazione di “buttare via qualcosa di importante”.
Per sapere di più sull’argomento
American Psychiatric Association, 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore
“Il disturbo da accumulo”, Mancini F., Perdighe C.; 2014 Raffaello Cortina Editore”, Mancini F., Perdighe C.; 2014 Raffaello Cortina Editore