di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta
La fase depressiva si manifesta attraverso un insieme di sintomi che derivano dall’alterazione delle sfere emotiva, comportamentale, cognitiva e somatica. L’umore infatti è caratterizzato da intensa tristezza e disperazione, insofferenza, vuoto, scoraggiamento e delusione. Su questo dolore psicologico di base, può comparire anche un intenso stato emotivo di ansia che porta con sé ulteriori sintomi quali tachicardia, sudorazione, palpitazioni, tremori, formicolii, sensazione di asfissia etc. Frequentemente le persone provano anche emozioni di colpa e di rabbia direzionata a sé e/o all’esterno (gli altri, il destino etc.). Durante una fase depressiva, l’individuo non riesce a provare gioia o piacere anche in attività che, prima della flessione dell’umore, risultavano molto gradevoli. Tende cioè a provare disinteresse, senso di distacco ma anche repulsione rispetto alle circostanze che precedentemente erano gratificanti. Il tempo risulta rallentato, bloccato nella dimensione di un passato percepito come negativo e immodificabile, il futuro è sfumato perché eccessivamente lontano o doloroso, l’individuo perde di vista i suoi desideri e i suoi progetti.
La persona, inoltre, lamenta di sentirsi rallentata nei pensieri, nell’eloquio e nel movimento. La gestualità è ridotta e priva di vivacità, il volto appare sofferente. Vengono trascurati la cura e l’igiene personale. Prova un’intensa mancanza di energie, esperisce senso di debolezza, affaticamento, stanchezza fisica e mentale. Per questi motivi, tende a rimanere passiva anche perché ha difficoltà nell’iniziare qualsiasi tipo di attività.
Si riscontrano delle alterazioni anche sul piano cognitivo: il pensiero è rallentato, si riduce la capacità decisionale, l’attenzione e la memoria sono transitoriamente deficitarie e permangono quasi esclusivamente i ricordi negativi e dolorosi. Il contenuto dei pensieri riguarda la morte, le malattie, la propria inguaribilità e l’assenza di senso intrinseco alla propria vita. La persona si autosvaluta anche con aspre critiche rivolte a se stessa, è scoraggiata e impotente di fronte all’ineluttabilità del proprio destino. In sintesi, le valutazioni negative riguardano il sé, il mondo e il futuro senza lasciare spazio nemmeno ad una flebile speranza che la situazione possa mutare in senso positivo.
Anche la sfera somatica subisce delle variazioni: l’appetito è ridotto, l’alimentazione è scarsa e non adeguata tanto che si può verificare anche un grave dimagrimento. D’altro canto, si può verificare anche il caso dell’aumento dell’appetito con un conseguente aumento del peso. Lindividuo perde la spinta e l’interesse verso l’attività sessuale, il ritmo sonno-veglia è alterato, l’insonnia è un fenomeno piuttosto ricorrente anche se si possono osservare casi in cui si verifica un aumentato bisogno di sonno fino alla letargia. Infine, si può riscontrare una maggiore suscettibilità agli stimoli dolorifici con tendenza alle somatizzazioni.
Per poter fare diagnosi di episodio depressivo maggiore, cinque (o più) dei sintomi sopra descritti sono contemporaneamente presenti durante un periodo di due settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento. Inoltre, almeno uno dei sintomi deve essere l’umore depresso o la perdita di interesse o piacere. L’umore depresso deve essere presente per la maggior parte del giorno, oltre che quasi tutti i giorni.
Quando il quadro clinico è caratterizzato esclusivamente da episodi depressivi si può parlare di Disturbo Depressivo Maggiore (DDM), episodio singolo o episodi ricorrenti, e quindi di depressione unipolare. Se, invece, oltre agli episodi depressivi si riscontrano anche fasi eccitatorie, allora si può parlare di Disturbo Bipolare (DB) e quindi di depressione bipolare.
I sintomi depressivi della depressione unipolare sono sovrapponibili a quella bipolare?
All’interno di un DB, i sintomi dell’episodio depressivo assumono caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono, quindi, dalle depressioni unipolari. Quali criteri differenziali possono essere esplorati per distinguere in modo chiaro le due forme di depressione?
Nella depressione bipolare si riscontra, intanto, la presenza del DB nei familiari di primo o secondo grado del paziente. Inoltre, l’età di insorgenza media nel DB è intorno ai 22 anni, mentre la depressione unipolare insorge più tardivamente (attorno ai 26 anni). E ancora, i pazienti con DB mostrano una sintomatologia depressiva che sembra essere più resistente al trattamento, hanno un decorso caratterizzato da numerose fasi di scompenso affettivo e hanno più ricoveri in ambito psichiatrico. Presentano, poi, una maggiore sensibilità al cambiamento stagionale e tendono a farsi più depressi durante i mesi invernali. I pazienti con DB più che esclusivamente depressi tendono a mostrare un umore che “reagisce” con intensi stati emotivi che variano al variare delle circostanze ambientali. Nella depressione bipolare si riscontra ipersonnia piuttosto che insonnia e, tendenzialmente, si verifica un incremento dell’appetito con conseguente aumento di peso. Purtroppo, i pazienti con DB hanno un rischio maggiore di avere una sintomatologia di tipo psicotico e tendono ad andare incontro ad un decadimento delle funzioni cognitive. Infine, una particolare sensibilità e intolleranza all’emozione di noia sembra essere presente soprattutto nelle depressioni di tipo bipolare.
Considerate quindi le differenze con cui il sintomo depressivo si esprime a seconda che si manifesti in un quadro depressivo unipolare o bipolare, gli specialisti psichiatri e psicoterapeuti hanno quindi il compito di individuare tali specificità precocemente. Il riconoscimento tempestivo di queste permette infatti di strutturare e pianificare dei trattamenti farmacologici e psicoterapici specifici e maggiormente efficaci per la risoluzione di queste due forme di depressione.
Bibliografia
American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Beck AT (1967). Depression: Causes and Treatment. University of Pensylvania Press, Philadelphia.
Cassano, G.B., Pancheri P., 1999. Trattato italiano di Psichiatria, seconda edizione. Ed. Elsevier-Masson, Milano, 1999.
Goodwin, F.K., Jamison, K.R., 2007. Maniac Depressive Illness: bipolar disorder e recurrent depression. Second edition. Ed. Oxford.
Lari L., Gragnani A., Calugi S., Saettoni M., 2013. La noia nei disturbi dell’umore: esperienze cliniche e di ricerca. Cognitivismo Clinico 10, 1, 45-64.