Quando la scuola diventa un inferno
di Pamela Calussi
Giovanna aveva 7 anni, frequentava la seconda elementare e i suoi quaderni erano un disastro: la maestra le diceva sempre che era troppo disordinata,e faceva un sacco di segni rossi sui suoi compiti, scriveva sempre delle note chiedendogli di “stare più attenta, c’è troppa confusione!”e “impegnati di più!”. La mamma a casa la sgridava, le diceva che non si impegnava abbastanza, che era confusionaria e che non le importava niente della scuola, e per questo non faceva attenzione a quello che scriveva e a come lo faceva.
Sono passati due anni, Giovanna adesso ha 9 anni, fa la quarta elementare e i suoi quaderni sono sempre un disastro. La mamma l’ha osservata meglio, e ha notato che Giovanna faceva fatica a organizzare il suo tavolo di studio, che provava a impegnarsi a scrivere meglio, e che piangeva quando le veniva detto che non si impegnava abbastanza. Sono andati da un neuropsichiatra infantile. Giovanna ha un disturbo specifico dell’apprendimento.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) comprendono un gruppo di disturbi relativi all’apprendimento scolastico e che sono caratterizzati dalla difficoltà del bambino di acquisire competenze specifiche a varie abilità come quelle di lettura, di scrittura, di ragionamento e di calcolo.
La dislessia è caratterizzata da una difficoltà nella decodifica della lettura, nel riconoscimento delle parole, non spiegabili dall’età mentale o dal grado di istruzione ricevuta (Viola, 2012).
La disgrafia è invece quel disturbo caratterizzato da una difficoltà a comporre le parole graficamente e in modo sequenziale corretto, mentre la disortografia è la difficoltà a comporre le parole correttamente (h al posto giusto, doppie).
Infine la discalculia è la difficoltà nel fare calcolo numerico o nel ragionamento matematico.
Per fare diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, il deficit si deve presentare in maniera persistente e in assenza di cause neurologiche, deficit visivi e uditivi, ritardo mentale e eventuali problematiche emotive che possono causare un ritardo o un rallentamento nel processo di apprendimento. Si fa quindi diagnosi di disturbo specifico di apprendimento quando i risultati ai test standardizzati per quanto riguarda la lettura la scrittura e il calcolo risultano essere significativamente inferiori da quanto previsto rispetto all’età e al grado di istruzione.
L’incidenza dei disturbi dell’apprendimento è stimata tra il 2 e il 10%.
I clinici che si sono occupati di Giovanna sono andati dalle maestre, e hanno suggerito di utilizzare un piano didattico personalizzato (un piano in cui si definiscono interventi per alunni con esigenze didattiche particolari ma non riconducibili alla disabilità) con la bambina. Ciò significa concordare attività didattiche individualizzate e personalizzate, così come utilizzare strumenti dispensativi e compensativi per aiutarla a svolgere al meglio i suoi compiti e le verifiche.
Gli strumenti dispensativi e compensativi sono misure e strumenti che aiutano l’alunno con un disturbo dell’apprendimento a fronteggiare al meglio le sue difficoltà, predisponendo delle modalità di apprendimento più adatte.
In particolare, gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che facilitano la prestazione richiesta e l’esecuzione dei compiti resi difficili dal disturbo, senza facilitare però il compito da un punto di vista cognitivo. Per esempio, ad un bambino con DSA può essere permesso di utilizzare un registratore per non dover prendere appunti, oppure la calcolatrice, o tabelle, o mappe concettuali, etc..
Le misure dispensative invece riguardano la dispensa da alcune prestazioni (lettura ad alta voce, prendere appunti…),e tempi personalizzati di realizzazione delle attività. Sono misure dispensative anche le interrogazioni programmate, l’uso del vocabolario, poter svolgere una prova su un contenuto ridotto o in tempi più lunghi.
I genitori di Giovanna avevano qualche dubbio sull’attuazione di un piano didattico personalizzato: e se si sentisse diversa? E se gli altri la prendessero in giro perchè non usa carta e penna come gli altri? Lo psicologo che segue Giovanna gli ha spiegato che i percorsi di aiuto, se attuati tempestivamente e in modo corretto portano ad un significativo miglioramento nel tempo per quanto riguarda il disturbo stesso, e le maestre e lo psicologo avrebbero inoltre spiegato a Giovanna ed ai suoi compagni che cosa stesse succedendo, che cosa fosse il suo disturbo e come poter aiutare la bambina. Per esempio, hanno spiegato alla classe che Giovanna ha bisogno di alcuni aiuti per svolgere al meglio i suoi compiti, così come Marco ha bisogno degli occhiali per leggere bene alla lavagna.
La maggior parte dei ragazzi a cui è stata diagnosticato un DSA, convive con la sensazione di essere inadeguato anche quando specialisti, insegnanti e genitori attivano una serie di interventi favorevoli (Tressoldi et al., 2001).
Ryan (2004) sottolinea come i bambini dislessici sperimentano frequentemente una sensazione di frustrazione, che emerge nel momento in cui il bambino diventa consapevole della differenza dei risultati o del modo in cui vengono raggiunti tra lui e i suoi compagni. La sensazione di frustrazione davanti ad eventuali fallimenti può inoltre portare il bambino a sentirsi triste, oppure pieno di rabbia o ancora difficilmente gestibile.
Prior e collaboratori (1999) hanno spiegato che la sintomatologia ansiosa emerge nel momento in cui il bambino, di fronte ad una situazione nuova, immagina già un fallimento.
Questa “previsione” di fallire, unita alla sensazione di inadeguatezza può essere sperimentata anche se vengono messi in atto adeguati percorsi di sostegno, questo per il continuo confronto al quale viene sottoposto il bambino con i suoi compagni che invece possono raggiungere gli stessi obiettivi più facilmente e senza l’aiuto di supporti esterni. Ciò può portare a sperimentare anche bassa autostima e senso di impotenza rispetto alle situazioni avverse ai quali sono sottoposti, e a incolpare se stesso della situazione, dando un globale giudizio negativo su stesso e sulle sue capacità, senza peraltro provare a modificare il proprio stato perchè si percepisce l’ambiente e ciò che accade come immutabile (Seligman, 1975).
Nel tempo, si possono avere dei significativi miglioramenti del disturbo dell’apprendimento, grazie ad adeguati sostegni e aiuti, e con questo miglioramento diminuisce anche la sintomatologia ansioso-depressiva ad esso legata.
Per questo motivo, va sottolineata l’importanza dell’attivazione di piani didattici personalizzati e sostegni adeguati nei confronti del bambino, dato che è stato anche dimostrato che alleviare le “responsabilità” scolastiche al bambino e tentare quindi di diminuire il numero di fallimenti sperimentati, lo portano a percepirsi come più adeguato.
E’ importante quindi aiutare il bambino ad affrontare le proprie emozioni negative correlate alla presenza del disturbo e tutte le conseguenze che esso comporta. Inoltre, lo sperimentare emozioni negative interferisce anche con le prestazioni cognitive e attentive, e ciò porta ad un ulteriore peggioramento delle prestazioni scolastiche. E’ evidente quindi come un valido aiuto per i bambini con DSA potrebbe essere un programma di sostegno ed educazione emotiva per aiutarli a fronteggiare difficoltà come i vissuti di inferiorità rispetto ai compagni, lo scarso senso di auto-efficacia e la bassa autostima (Gatta e Tropean, 2015).
Risulta quindi di fondamentale importanza fare un’analisi dettagliata degli aspetti emotivi legati ai vissuti sperimentati dal bambino con DSA, così come un’indagine di eventuali fattori di rischio che possono predisporre il bambino a sperimentare un disagio. E’ fondamentale poi cercare di prevenire situazioni di disagio e riuscire a creare un clima collaborativo tra scuola, famiglia e clinici per prevenire e ridurre il disagio del bambino.
Giacomo ha ormai 20 anni. A sei anni, quando ha iniziato il percorso scolastico, gli veniva detto che forse aveva un ritardo mentale, perchè sembrava non capire quello che invece i suoi compagni apprendevano invece con facilità. I genitori di Giacomo, due stimati professionisti, non riuscivano a credere che quel bimbo, che a casa era attento, intelligente, perspicace, potesse avere un problema di quel genere. La mamma non si è arresa, è andata da tanti professionisti e quattro anni dopo, a 10 anni, è arrivata finalmente una diagnosi: Giacomo era dislessico. Da quel momento, grazie all’utilizzo di misure compensative e dispensative, si è trasformato da quello che sembrava un bimbo svogliato e disattento ad un bimbo intelligente e capace. Gli insegnanti che nel tempo si sono susseguiti nel suo percorso formativo hanno sempre trovato le parole giuste per spiegare perchè Giacomo doveva usare un computer, o poteva usare la calcolatrice, o ancora aveva meno domande di analisi dei testi di loro. Certo, il suo percorso è stato comunque più faticoso di quello degli altri, e i suoi genitori hanno sempre dovuto fare mille telefonate e compilare innumerevoli fogli per far avere al figlio ciò che gli spettava. Ma ce l’hanno sempre fatta. E ce l’ha fatta Giacomo: si è diplomato con il massimo dei voti in un liceo, e adesso frequenta il secondo anno di ingegneria. Continua ad avere diritto alle misure compensative e dispensative, ed è un ragazzo felice, come tutti gli altri, e arriverà lontano.
Per un approfondimento sulle difficoltà che i bambini con DSA possono affrontare, si consiglia la visione del film “Stelle sulla terra”, diretto da Amir Khan nel 2007, che racconta la storia di un bambino di 9 anni che soffre di dislessia, al tempo poco conosciuta.
BIBLIOGRAFIA
Deidda, C. & Rigante, L. (2003). I Disturbi dell’Apprendimento: la dislessia evolutiva: In: Isola, L. Mancini, F. (a cura di). Psicoterapia Cognitiva dell’infanzia e dell’adolescenza. FrancoAngeli ed.
Gatta, V., Tropeano, C. (2015). Disturbi specifici dell’apprendimento: aspetti emotivi e comorbilità. http://www.stateofmind.it/2015/09/dsa-aspetti-emotivi/
Prior M., Smart D. & Oberklaid F. (1999). Relationship between learning difficulties and psychological problems in preadolescent children from a longitudinal sample. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 38, 429-426.
Ryan M. (2004). Social and emotional problems related to dyslexia. International Dyslexia Association.
Seligman, M.P.E. (1975). Helplessness: on depression, development, and death. San Francisco, W.H. Frreman.
Tressoldi P.E., Stella G. & Faggella M. (2001). The development of reading spped in Italians with dyslexia: a longitudinal study. Journal of Learning Disabilities, 34, 67-78.
Tressoldi, P.E., Vio, C. (2012). Il trattamento dei disturbi specifici del’apprendimento scolastico. Erikson
Viola D. (2012). Difficoltà e disturbi specifici dell’apprendimento: Domande e risposte per conoscere la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia. Limena: Libreria Universitaria.it