di
Francesca Batacchioli
Il periodo di contenimento internazionale del Covid-19 che abbiamo recentemente affrontato non ha precedenti; la misura del confinamento nella propria abitazione, della stragrande maggioranza degli individui e delle famiglie, era stata adottata in Cina e Canada durante l’epidemia di SARS nel 2003, ma non aveva mai assunto dimensioni planetarie. Questo eccezionale evento ha fatto sì che la popolazione mondiale si trovasse a navigare in un mare di incertezze e per molti individui ha comportato una sofferenza psicologica, con ripercussioni che sembrano protrarsi ben oltre il periodo di confinamento stretto.
Tra gli effetti negativi del periodo di lockdown maggiormente diffusi nella popolazione mondiale, anche in questa seconda fase, troviamo alterazioni e disturbi del sonno. A maggio 2020 le richieste di intervento medico per disturbi del sonno cresciute del 20% rispetto al periodo pre Covid-19; ciò ha determinato una aumento dell’uso di benzodiazepine. Ansia e stress, paura, tristezza e solitudine, aumento delle tensioni familiari, perdita di ordine nei cicli circadiani, cambiamenti nell’attività fisica e nell’alimentazione, abuso di dispositivi elettronici sembrano essere i fattori maggiormente implicati nell’esordio e nel mantenimento dell’insonnia. (Brooks et al., 2020; Cénat et al., 2020; Huang e Zhao, 2020; Rossi et al., 2020; Cellini et al. 2020).
E’ importante riconoscere ed affrontare il problema soprattutto a fronte dei rischi che la cronicizzazione di un disturbo del sonno può comportare. Tra gli effetti a lungo termine, più o meno gravi dell’insonnia possiamo annoverare:
- aumento della pressione sanguigna e l’alterazione del sistema cardiovascolare
- aumento del rischio di diabete e obesità
- malattia da reflusso acido
- indebolimento del sistema immunitario
- disturbi d’ansia, di panico e disturbi depressivi
- aumento dell’irritabilità
- calo della concentrazione e della capacità di apprendimento
- calo della libido
La letteratura scientifica sull’evidenza sui disturbi del sonno come conseguenza di misure di contenimento di epidemie in passato è abbastanza scarsa. Gli studi effettuati avevano già riscontrato un aumento dei sintomi dell’insonnia durante periodi di confinamento precedenti ed avevano rilevato che l’insonnia risultava spesso secondaria a vissuti di ansia e stress (Desclaux A. et al. 2017; Altena e., et al. 2016; Di Giovanni C. et al. 2004). Era stato rilevato un aumento generale delle preoccupazioni (prevalentemente rispetto al rischio sanitario e alle condizioni finanziarie) che generava un’eccitazione cognitiva incontrollabile, uno dei principali meccanismi che inducono ansia, con un conseguente peggioramento della quantità e della qualità del sonno (Kalmbach et al., 2018).
Altri studi a si erano concentrati sui disturbi del sonno associati ad uno squilibrio del ritmo circadiano: l’aumento dell’esposizione alla luce di sera (ad esempio attraverso gli schermi dei dispositivi elettronici) tende a influenzare l’addormentamento e a spostarne in avanti l’orario, soprattutto se l’esposizione alla luce durante il giorno è molto ridotta (Kozaki T. et al. 2016; Rångtell F.H. et al. 2016). L’organismo riesce a compensare questo squilibrio se ciò avviene per pochi giorni, ma, nel lungo periodo di confinamento, una diminuzione dell’esposizione alla luce del giorno e un aumento dell’uso degli schermi (per lavoro o per distrazione) la sera, finisce per alterare in modo importante i ritmi sonno/ veglia, favorendo l’insonnia.
Chi e come ha sviluppato disturbi del sonno negli ultimi mesi?
Dalla seconda settimana del recente lockdown hanno preso avvio gli attuali studi che riguardano l’impatto della quarantena sul sonno, attraverso la diffusione di questionari online ed interviste telefoniche.
l’Accademia europea CBT ‐ I (Altena et al., 2020), ha confermato una stretta associazione tra ridotta esposizione alla luce solare, ridotta attività fisica e insorgenza dell’insonnia.
Le preoccupazioni relative a COVID-19 e la solitudine risultano essere i principali fattori che contribuiscono all’insonnia clinica, in crescita rispetto al periodo pre pandemia, come identificato da Voitsidis et al. (2020 ) e confermato da uno studio francese condotto nel mese di maggio 2020 (Kokou-Kpolou C. K. et al. 2020).
Sembra essere emerso che l’aumento dei disturbi del sonno abbia colpito, anche se in modi diversi tutte le fasce di età:
Se l’aumento dell’insonnia nella popolazione adulta risulta legata principalmente a vissuti d’ansia per le preoccupazioni riguardo la salute, le responsabilità verso i familiari e il peggioramento della situazione lavorativa e finanziaria, negli anziani è risultato che la componente maggiormente impattante sul sonno è la solitudine, dovuta alla distanza dai familiari.
Dall’indagine effettuata, tra marzo e maggio 2020, dall’Irccs Gaslini di Genova sulle famiglie con figli minori di 18 anni, è emerso che nei bambini e adolescenti (in particolare in età compresa tra i 6 e i 18 anni) hanno presentato disturbi del sonno quali difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, difficoltà di risveglio); le principali alterazioni del sonno in questa fascia di età sembrano dovute infatti ad un “ritardo di fase” simile all’effetto jet lag. I ragazzi in età scolare che iniziavano ad avere una loro vita sociale, hanno accusato maggiormente la privazione dei contatti sociali con i pari, finendo per incrementare eccessivamente l’uso dei dispositivi elettronici. Nei ragazzi adolescenti e preadolescenti con alterazioni del sonno è stata rilevata una maggiore instabilità emotiva, irritabilità e frequenti sbalzi di umore.
Anche nei piccoli sotto i sei anni, se pur in misura più contenuta, si sono osservati squilibri nel sonno, con aumento di incubi (sulla perdita dei genitori), maggiore inquietudine diurna, disturbi comportamentali e della sfera emotiva.
Sia nei bimbi sotto i 6 anni che nei più grandicelli, tali malesseri sembrano molto legati ai sintomi di ansia e stress manifestati dai loro familiari adulti. Le donne (principalmente se madri di soggetti in età scolare) hanno sviluppato infatti i maggiori livelli di ansia e stress e disturbi del sonno (Cellini et al. 2020).
Cosa fare?
La terapia cognitivo-comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy for Insomnia – CBT-I) risulta, secondo le linee guida internazionali, l’intervento non farmacologico più efficace per la riduzione dei sintomi dell’insonnia cronica (circa nel 75/80% dei soggetti). Il trattamento può essere condotto in setting individuale (anche attraverso trattamenti online) o di gruppo. Tale trattamento può essere seguito anche in associazione con psicofarmaci specifici per insonnia, considerando che il trattamento può aiutare il paziente a ridurre o eliminare farmaci ipnoinducenti quasi nel 90% dei soggetti. Si tratta di un intervento psicologico strutturato che utilizza, a fianco delle tecniche cognitive e comportamentali, la psicoeducazione al sonno, all’insonnia e all’igiene del sonno.
E’ comunque necessario nell’immediato ristabilire un buon equilibrio nello stile di vita, adottando alcuni accorgimenti:
- Ripristinare e mantenere regolari tempi di sonno e di veglia
- Fare un pasto serale leggero
- Evitare cibo e dispositivi elettronici 2 ore prima di dormire
- Aumentare l’esposizione alla luce nelle ore del giorno incrementando l’attività sportiva all’aperto
- Mantenere la luce del giorno naturale il più possibile durante la giornata (anche il posto di lavoro/studio deve essere luminoso), utilizzando invece una luce fioca la sera.
- Esprimere lo stress e le preoccupazioni agli amici
- Limitare il tempo impiegato a seguire le notizie sul coronavirus, preferendo attività divertenti o un hobby
- Utilizzare se possibile tecniche di rilassamento, meditazione, yoga
- Evitare di restare a letto se non si riesce a dormire ed evitare sonnellini pomeridiani superiori a 30 minuti
Alle mamme e ai genitori è consigliato rivedere alcune abitudini dei loro figli:
- Coinvolgere il bambino in attività calmanti ma divertenti nell’ora precedente l’orario del sonno
- Evitare di condividere il letto con il bambino
- Programmare attività per i figli non facendo però scegliere troppo a loro le modalità con le quali trascorrere il tempo, per evitare che trascorrano tante ore di fronte allo schermo
- Evitare il divario di genere, condividendo le responsabilità relative ai figli tra i due genitori
Bibliografia:
Brooks, S.K., Webster, R.K., Smith, L.E., Woodland, L., Wessely, S., Greenberg, N., Rubin, G.J., (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. Lancet 395 (10227), 912–920.
Cellini N, Canale N, Mioni G, Costa S. (2020). Cambiamenti nei modelli di sonno, senso del tempo e uso dei media digitali durante il blocco COVID-19 in Italia . J Sleep Res . e13074 10.1111 / jsr.13074
Huang, Y., Zhao, N., (2020). Generalized anxiety disorder, depressive symptoms and sleep quality during COVID-19 outbreak in China: a web-based cross-sectional survey. Psychiatry Res. https://doi.org/10.1016/j.psychres.2020.112954.
Perlis, M., Jungquist, C.R., Smith, M., & Posner, D. (2012). Il Trattamento cognitivo-comportamentale dell’ insonnia. Linee guida per la pratica clinica. Franco Angeli. Milano.
Wang, C., Pan, R., Wan, X., Tan, Y., Xu, L., Ho, CS, & Ho, RC (2020). Risposte psicologiche immediate e fattori associati durante la fase iniziale dell’epidemia di coronavirus del 2019 (COVID-19) tra la popolazione generale in Cina . International Journal of Environmental Research and Public Health , 17 ( 5 ), 1729 10.3390 / ijerph17051729
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=86247
https://www.monaldi-archives.org/index.php/macd/article/view/1364
http://www.psicoterapia-cognitiva.it/giornata-mondiale-del-sonno/
http://www.psicoterapia-cognitiva.it/linsonnia/
http://www.psicoterapia-cognitiva.it/sonno-vieni-a-me-una-ricetta-per-notti-tranquille-fi/