«Ciao, Giulia! C’è una novità, sai? Da qualche tempo a questa parte, si vocifera che c’è un ragazzino che
conosce già tutte le tabelline, ed è arrivato in prima elementare solo da poco. Che bravo!»
«Sì, me ne avevano parlato. Si chiama Francesco, ed è amico di mio figlio Luciano. Quel bambino è proprio
strano. Un giorno l’ho visto che se ne stava fermo, con lo sguardo perso nel vuoto, a ripetere la lettera q.»
«Davvero? E perché?»
«Chi lo sa. Forse ha qualche problema.»
«Tu lo fai frequentare volentieri con tuo figlio?»
«A dire il vero non molto. Mi fa un po’ paura. Però sai, lui e mio figlio sono molto amici, non posso
separarli.»
«Capisco…»
Non tutti sono in grado di comprendere le nostre peculiarità. Nemmeno se sono adulti adulti. Non bisogna
fare affidamento ad una persona solo perché è grande di età ed è più saggia dei nostri coetanei. Potrebbe
benissimo essere meno comprensiva e più crudele di loro.
«Giulia, ma è vero che Francesco ha rotto una finestra a casa tua?»
«Sì. Sono su tutte le furie, guarda! Lo dicevo che quel ragazzino era strano. Da adesso in poi non lo farò mai
più frequentare con mio figlio.»
A volte un pregiudizio e la mancata comprensione degli altri condizionano l’interpretazione di determinati
eventi. E un bambino questo non può comprenderlo. Il bambino osserva solo lo svolgersi dei fatti.
«Sandro, sai che sono riuscito a finire il videogioco di cui parlavamo?»
«Non ci credo. Tu non saresti mai in grado di finirlo da solo. Finora sei andato avanti solo perché ti ho
aiutato io.»
Se un amico per colpa della cecità dei genitori diventa un nemico e tu non capisci cosa stia succedendo, inizi
a impazzire. Gli altri bambini lo notano.
«Ahahah! Guardate Francesco che se ne sta da solo in mezzo al parco a ruotare su se stesso! Quello è
pazzo!»
Se tutti ti ripetono che sei pazzo, o strano, o in generale che non vai bene, anche se hai un carattere forte
starai male perché vieni isolato dagli altri. Noi, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno di rapporti sociali, e
quando ne veniamo privati con virulenza ne patiremo le conseguenze. Conseguenze che si aggraveranno col
passare degli anni.
Ma tutto questo sarebbe più sopportabile se non si presentasse una figura di grande prepotenza, il bullo, che
si differenzia dagli altri perché non agisce per pregiudizio o per paura, ma per causarti deliberatamente una
forte sofferenza e per trarne godimento. E non sempre le altre persone sono in grado di comprendere questo
concetto.
«Mamma, quel nuovo bambino che è arrivato a scuola mi ha picchiato e una volta quando sono caduto e mi
sono fatto male si è messo a ridere dicendo che me lo meritavo.»
«E tu cosa gli hai fatto? Qualcosa devi avergli fatto.»
«No, non gli ho fatto niente. Lui è così perché è cattivo.»
«Riflettici meglio, Francesco.»
«Va bene…»
Quando le persone commettono contro di noi delle cattiverie gratuite finiamo per avere una visione
estremamente negativa del mondo esterno.
«Io odio tutti. Non voglio uscire più con nessuno, mamma. Ogni volta che esco c’è sempre qualcuno che mi
indica e dice che sono pazzo, o psicopatico. I miei amici mi hanno abbandonato e si aggregano con i bulli.»
Ma non dobbiamo mai cedere all’odio. Dobbiamo resistere e cercare qualcuno che sappia prendersi cura di
noi, che riconosca i nostri pregi, la nostra buona volontà. Perché se finiamo per odiare, poi soffriremo molto
di più, per tante ragioni. Ad esempio finiremo per non volere più intrattenere rapporti con altri esseri umani,i
quali e invece sono una delle chiavi del benessere. Bisogna rifuggire anche gli amici di infanzia, se essi
hanno cambiato volto. Bisogna tagliare con il passato e dare fiducia ad altre persone. Cambiare ambiente.
Essere aiutati da esperti. Non avere paura di gridare il nostro dolore e far valere i nostri diritti. Imparare a
volersi bene e a volere bene.