di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta
Il Disturbo Bipolare (DB) è una condizione grave, ricorrente e invalidante che può compromettere in modo significativo il funzionamento della persona. Consiste in un’alterazione dei meccanismi regolatori del tono dell’umore e, per questo motivo, si caratterizza per l’alternanza di fasi di innalzamento e fasi di calo del fondo affettivo. Si susseguono periodi in cui la persona si sente piena di energie e buone idee fino all’euforia (fase eccitatoria) e stati in cui si sente totalmente priva di energie con emozioni di colpa e di tristezza (fase depressiva). Queste fasi di scompenso affettivo si alternano a periodi di relativo equilibrio in cui la sintomatologia si riduce.
Il DB può essere cronico e ricorrente e questo significa che gli episodi di scompenso tendono a ripresentarsi nel tempo, con gravità variabile, soprattutto quando la persona non riceve le cure adeguate. Può inoltre presentarsi in associazione con altri disturbi (comorbilità) fra cui l’abuso e la dipendenza da sostanze psicoattive che possono essere legali (alcol, tabacco, caffè) e illegali (cannabis, cocaina, eroina, allucinogeni etc.).
La maggioranza degli studi disponibili indica che fino al 60% di pazienti con DB dipende da qualche sostanza, soprattutto dall’alcol ( Colom e Vieta, 2006).
La comorbilità tra il DB e un Disturbo da Uso di Sostanze, oltre che una condizione frequente, è anche un indice di gravità perché aumenta il rischio di mortalità e porta le persone ad essere in minor misura aderenti alle cure proposte, con una minor risposta ai trattamenti (Gaudiano e coll., 2017).
Ma quale può essere la relazione tra DB e abuso di sostanze?
Probabilmente più fattori determinano la frequente associazione tra uso di sostanze e DB che può portare, in alcuni casi, allo strutturarsi di vere e proprie forme di dipendenza.
Se da un lato l’abuso di sostanze può far emergere il DB, dall’altro il disturbo stesso, anche in forma sottosoglia, può essere un precursore per l’abuso di sostanze.
Nel DB l’uso di sostanze psicoattive può presentarsi come una sorta di auto-medicazione (self medication, Khantzian, 1985) che ha lo scopo di cercare sollievo da sintomi e emozioni sgradevoli. Ad esempio, è frequente che l’abuso di alcol sia iniziato con un utilizzo per scopi “ansiolitici” o per mitigare i sintomi di natura depressiva. Allo stesso modo, le persone con DB si avvicinano alla cocaina con la speranza, spesso inconsapevole, che il consumo di questa possa agire come attivante durante le fasi di tipo depressivo. Al contrario, considerato che le sensazioni di energia, di forza fisica e mentale sono particolarmente ricercate nelle persone con DB, spesso la cocaina può essere utilizzata, ugualmente in modo involontario, per indurre e/o incrementare lo stato eccitatorio.
Inoltre, i pazienti con DB mostrano una spiccata propensione alla noia (Lari e coll., 2013) e, su un piano cognitivo, è stato ipotizzato come l’inclinazione a questo stato emotivo possa condurre a stati mentali predisponenti l’uso di sostanze (Iazzetta e coll., 2013).
Quali sono le conseguenze dell’abuso di sostanze nelle persone con DB?
Le ripercussioni di queste condotte disfunzionali possono purtroppo avere un duplice effetto: da una parte producono uno stato di effettiva dipendenza e, dall’altra, possono favorire la riacutizzazione di alterazioni dell’umore. In effetti, l’uso di alcol, cannabis, cocaina e allucinogeni può provocare depressione, aumenta l’ansia, incide negativamente sul sonno, riduce la capacità di controllare gli impulsi, provoca deterioramento cognitivo, aumenta l’aggressività e può dar luogo alla comparsa di sintomi psicotici e di tipo maniacale. Nello specifico, le persone con DB che fanno uso di sostanze possono andare incontro: ad un numero maggiore di episodi affettivi, ad una guarigione più lenta, ad un numero maggiore di ricoveri in ospedale, ad un’età di insorgenza del disturbo dell’umore più precoce, ad un numero maggiore di tentativi di suicidio, ad una maggiore aggressività/atteggiamenti criminali e ad una scarsa risposta ai trattamenti (Keller e coll., 1986; Brady e coll., 1995; Vieta e coll., 2001; Quanbeck e coll., 2004; Colom e coll., 2000).
Anche l’utilizzo eccessivo di caffè e tabacco può avere ripercussioni negative sul funzionamento della persona. L’eccedere nell’assunzione di caffeina può, ad esempio, alterare la struttura del sonno che rappresenta una condizione imprescindibile per mantenere compensato il disturbo dell’umore.
Rispetto al consumo di tabacco, sicuramente i pazienti con DB fumano di più rispetto alla popolazione generale sia per ridurre l’ansia sia per contrastare, inconsapevolmente, alcuni effetti secondari di farmaci antimaniacali (Colom e Vieta, 2006). E’ noto quanto il tabacco sia dannoso per la salute fisica e quindi è possibile affermare che i pazienti con DB sono maggiormente esposti a problematiche di natura organica.
Cosa fare?
Il DB richiede, di per sé, un trattamento capillare che si articola frequentemente nella combinazione tra la terapia farmacologica ad hoc, la psicoeducazione e la psicoterapia cognitivo comportamentale con l’obiettivo principale di raggiungere e mantenere l’equilibrio affettivo. Inoltre, considerato l’effetto che l’utilizzo di sostanze ha sul decorso del disturbo dell’umore, è necessario intervenire precocemente sul comportamento disfunzionale di assunzione di sostanze in modo da ridurre la possibilità che si verifichi un peggioramento del quadro clinico in generale. In questo senso, il protocollo di psicoeducazione per il DB (Colom e vieta, 2006) prevede, ad esempio, un’intera sessione dedicata alla gestione delle sostanze psicoattive: vengono fornite informazioni chiare, semplici e approfondite sulle sostanze in modo da promuovere la consapevolezza del rischio associato alla condotta di assunzione sia per le droghe pesanti sia del rischio legato all’utilizzo di sostanze psicoattive nel quotidiano (caffè, alcol, nicotina). Queste condizioni di disagio emotivo possono essere quindi gestite ma è necessario che la persona con queste problematiche segua un piano trattamentale adeguato che possa apportare uno stato di benessere a partire dal ripristino di un equilibrato funzionamento generale dell’individuo.
Bibliografia
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