di
Niccolò Varrucciu
Essere genitori di persone con disturbo dello spettro autistico (DSA) può rappresentare una vera e propria sfida, caratterizzata sovente da alti livelli di stress, maggiori anche di quelli rilevati in altri disturbi del neurosviluppo (Dabrowska e Pisula, 2010; Estes et al. 2009). Questo dato assume un grande valore alla luce delle nuove stime di prevalenza, arrivate fino a 1 su 68 (Christensen et al., 2016).
La crescita vertiginosa di tali stime ha portato la comunità scientifica a produrre una significativa mole di ricerca allo scopo di sviluppare interventi efficaci per i pazienti; poco è stato fatto invece per i genitori o i caregiver in genere, anche se, interventi di questa natura potrebbero avere il duplica effetto di migliorare la condizione sia del genitore sia della persona con DSA.
In questo tipo d’interventi, sembra essere centrale il concetto di consapevolezza, mutuato da antiche pratiche orientali e adattate alla psicologia occidentale: con questo termine s’intende lo sviluppo di attenzione non giudicante e consapevolezza del momento presente (Kabat-Zinn 2003).
In una recente revisione sistematica, che ha coinvolto dieci studi e 142 partecipanti, sono stati individuati interventi genitoriali basati sulla consapevolezza per ridurre lo stress e aumentare il benessere (Cachia et al., 2015). Anche se la maggior parte degli studi esaminati si concentrava sulla riduzione dello stress basata sulla consapevolezza (MBSR; Kabat-Zinn 2003) o su altri interventi che enfatizzavano le pratiche di meditazione formale, sono stati individuati anche uno studio pubblicato e due studi inediti che utilizzavano l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT).
L’ACT è un intervento cognitivo-comportamentale di terza generazione basato sulla consapevolezza e sul perseguimento di valori personali, utile in molte condizioni cliniche tra cui disturbi d’ansia, depressione, dipendenza e problemi di salute somatici (A-Tjak et al., 2015), ma anche nella promozione del benessere e nella prevenzione del burnout in popolazioni non cliniche (Frögéli et al. 2016; Ruiz 2010).
L’obiettivo dell’ACT è di promuovere la flessibilità psicologica attraverso sei processi principali: defusione, accettazione, contatto con il momento presente, Sé come contesto, valori e azione impegnata (Hayes et al., 2006). Ognuno dei sei processi può essere utilizzato per aiutare i genitori a far fronte allo stress.
La defusione cognitiva è la capacità di relazionarsi con i propri pensieri come se fossero “meri pensieri”, evitando così la percezione di “dover ubbidire ciecamente”.
Per esempio, i genitori possono osservare il pensiero “mio figlio è impossibile da gestire” invece che comportarsi come se fosse una verità assoluta.
L’accettazione è la volontà di sperimentare piuttosto che evitare pensieri e sentimenti negativi, poiché l’evitamento può spesso portare a un peggioramento dell’ansia, all’incapacità di risolvere problemi e in generale all’inasprimento delle dinamiche disfunzionali che costituiscono il “circolo vizioso”.
Il contatto con il momento presente è la capacità di vivere nel presente, ovvero l’unica dimensione temporale su cui abbiamo un certo grado di controllo e di potere di modifica; in alternativa, le persone rimangono intrappolate in rimuginii su situazioni passate in cui le cose sono andate male o preoccupazioni su eventi futuri che “sicuramente” andranno male, anche se ancora non si sono verificate.
Il Sé come contesto, insieme alla defusione, permette di allargare il “campo visivo” delle persone, evitando così di porre soltanto le situazioni negative sotto la lente e di rimanere intrappolati nelle credenze negative di sé, come “Sono un genitore terribile, non sono in grado di gestire neanche mio figlio, ecc…”.
I valori, punto cardine dell’ACT, indicano la direzione generale scelta nella vita (ad esempio “essere disponibili per i miei figli”) e si distinguono dagli obiettivi in quanto espressi come qualità descrittive di azioni messe in pratica continuativamente piuttosto che obiettivi o esiti discreti (es. “Ho bisogno di curare mio figlio di autismo “).
L’identificazione e il perseguimento dei valori in aree di vita diverse dalla genitorialità, solitamente molto compromessa, come il prendersi cura di sé e il divertimento, può dare nuovamente un senso di efficacia e agentività ai genitori, favorendo la ricerca di gratificazioni personali e migliorando la qualità della vita.
Le azioni impegnate sono quei comportamenti che hanno la potenzialità (fattibilità) di farci vivere secondo i nostri valori (Hayes et al., 2006). Queste azioni hanno la caratteristica di essere consapevolmente messe in atto; questo è molto importante, in situazioni di grande confusione e urgenza, in cui le persone spesso perdono la direzione e in modo automatico agiscono comportamenti disfunzionali, che esacerbano i loro stati di sofferenza.
I processi ACT interagiscono tra loro. Ad esempio, la pratica della defusione diminuisce il potere percepito dei pensieri e dei sentimenti negativi, diminuisce la rigidità di ognuno nel seguire script e regole non utili e facilita il processo di accettazione.
Man mano che l’evitamento diminuisce e aumenta il contatto con il momento presente, si è più capaci di perseguire i propri valori di vita attraverso azioni impegnate (Hayes et al., 2006).
L’ACT è stata applicata per la prima volta ai genitori di bambini con DSA in uno studio condotto da Blackledge and Hayes (2006). L’intervento consisteva in un seminario di 2 giorni (14 ore) con 20 genitori.
I genitori hanno riportato miglioramenti significativi nel disagio generale e nei sintomi depressivi, oltre a miglioramenti nelle misure di flessibilità psicologica e fusione cognitiva, che è risultata un potenziale mediatore degli esiti clinici.
Un recente studio Indiano basato su 5 genitori di bambini con DSA ha trovato miglioramenti in depressione, ansia, flessibilità psicologica e qualità della vita dopo 10 sessioni di ACT (Poddar et al., 2015).
Nell’intervento che verrà descritto nella seconda parte dell’articolo è stato esaminato l’impatto di un intervento di gruppo ACT in una popolazione di madri di persone con DSA, evidenziando i cambiamenti nelle misure del processo ACT e il loro ruolo potenziale come mediatori del cambiamento clinico.
I principali processi psicologici oggetto dell’intervento sono stati la flessibilità psicologica, la fusione e i valori.
La flessibilità psicologica è concettualizzata come il processo centralizzante che media i cambiamenti ed è il bersaglio attivo della terapia. Viene definita come “la capacità di contattare il momento presente in modo più completo e di cambiare o persistere nel comportamento quando al servizio di scopi importanti per la persona stessa” (Hayes et al., 2006).
L’obiettivo è l’aumento della flessibilità psicologica, attraverso la quale i genitori possono perseguire più pienamente e in modo flessibile i propri valori, anziché essere eccessivamente influenzati o costretti da pensieri e sentimenti negativi.
BIBLIOGRAFIA
– A-Tjak, J. G. L., Davis, M. L., Morina, N., Powers, M. B., Smits, J. A. J., & Emmelkamp, P. M. G. (2015). A meta-analysis of the efficacy of acceptance and commitment therapy for clinically rel- evant mental and physical health problems. Psychotherapy and Psychosomatics, 84(1), 30–36.
– Blackledge, J. T., & Hayes, S. C. (2006). Using acceptance and commitment training in the support of parents of children diagnosed with autism. Child & Family Behavior Therapy, 28(1), 1–18. https ://doi.org/10.1300/J019v28n01_01.
– Fung, K. P., & Zurowski, M. (2008, May). ACT vs CBT groups for treatment of chronic pain in Toronto. Paper presented at the Acceptance and Commitment Therapy Summer Institute IV. Chicago, IL.