di
Cecilia Lombardo
Chi ha una relazione con una persona narcisista si trova di fronte regolarmente a tentativi di manipolazione, comportamenti che possono essere seduttivi, svalutanti, colpevolizzanti, sfidanti che sono finalizzati a indurre nell’altro la reazione desiderata. Chi li subisce si sente costretto a cedere, talvolta nemmeno si accorge di quanto è subdola la manipolazione. L’articolo vuole proporre alcune buone prassi per riequilibrare il rapporto, rimanendo centrati su di sé.
- Ammettere di avere un problema di dipendenza. Occorre ricordare che quello che gli altri fanno a noi nella maggior parte delle situazioni coincide con ciò che noi permettiamo di fare agli altri. Se noi subiamo atteggiamenti ingiusti e rimaniamo in quella relazione, dobbiamo considerare che il problema è anche nostro. Occorre chiedersi: perché è così difficile interrompere quella relazione? Quali benefici trae da un rapporto una persona che viene maltrattata, svalutata o trascurata? Apparentemente nessuno, e si sarà sentita dire tante volte: “meglio soli che male accompagnati”. Per lei, invece, è vero il contrario: chi ha avuto un’infanzia in cui i propri bisogni emotivi sono stati trascurati, più o meno gravemente, in età adulta replicherà inconsapevolmente lo stesso copione, sarà preferibile una relazione difficile alla solitudine perché non penserà di poter aspirare a qualcosa di meglio, o riterrà di non meritarselo. La guarigione da questo schema parte dalla dolorosa ammissione che il cambiamento deve partire da sé stessi.
- Chiamare le cose con il loro nome. La persona narcisista compie una narrazione dei fatti che salvaguarda la sua auto-immagine, è pur vero che l’autoinganno è un fenomeno che appartiene alla specie umana e serve a rendere più digeribile la dura realtà, ad esempio potremmo dirci di non aver superato un concorso perché sicuramente era truccato; che abbiamo perso la partita per colpa di un arbitraggio ingiusto; che siamo arrivati tardi ad un appuntamento unicamente per colpa della vecchina che guidava l’auto davanti alla nostra ad un’andatura domenicale. Questo tratto è esasperato nel narcisista e, quando si vive una relazione stretta con un tale soggetto, è probabile che la sua versione dei fatti venga condivisa: il co-dipendente accoglie quella prospettiva o perché si mette sempre in discussione, e quindi bilancia l’atteggiamento negazionista della controparte, o per evitare conflitti.
Il narcisista DOC non vede praticamente mai il suo contributo negativo ad un insuccesso o ad un disguido e, se questo è innegabile, avrà sicuramente sempre giustificazioni da fornire a sua discolpa, insomma lui non c’entra e, se qualcosa ha fatto non è poi così grave, se fosse grave non era intenzionale, se fosse intenzionale non è tutta colpa sua, anzi, probabilmente, in fondo “è colpa tua”. Per uno spaccato umoristico di tale atteggiamento si rimanda al video https://www.youtube.com/watch?v=_daCX86NSqQ tratto dal film “Made in Italy” in cui Alberto Sordi fa la parte di un adultero scoperto in flagranza, che fa ricadere la responsabilità del proprio tradimento sulla moglie, ricorrendo in modo magistrale a manipolazioni spiazzanti e alla comunicazione paradossale.
Occorre fare un lavoro minuzioso di ri-narrazione: adottando una visione dall’alto bisogna definire in modo obiettivo i comportamenti osservati. In questo possono aiutare amici e parenti che sono meno coinvolti e che adottano nelle relazioni schemi di azione diversi. A seconda della situazione è possibile che si debba ri-etichettare una “normale e sana gelosia” con un atteggiamento controllante e paranoico; non è una “critica costruttiva” ma un atteggiamento svalutante; non è un “carattere focoso”, ma un grave problema di discontrollo della rabbia; non è il “troppo lavoro”, ma un atteggiamento trascurante.
- Prendersi la propria responsabilità, ma solo la propria. Questo punto discende dal precedente e si traduce anche nel gestire sensi di colpa automatici e non giustificabili razionalmente. Chi è sempre impegnato nel far funzionare una relazione perché non tollera che questa finisca, è probabile che pensi spesso che, se le cose vanno male, dipenda da lui/lei e che potrebbe impegnarsi di più. Se le cose vanno male, continuativamente, è evidente che il problema è nella relazione, non nel singolo. E se uno dei membri della coppia non si impegna quanto l’altro nel far funzionare il rapporto non c’è possibilità di evoluzione positiva. Accollarsi colpe fa parte dello schema del co-dipendente, anche in questo caso amici e parenti possono essere gli occhi e le orecchie supplementari che aiutano a ridefinire la situazione in modo più obiettivo.
- Imparare a dire NO! La persona co-dipendente deve imparare a mettere dei netti confini con l’altro. Ciò significa tolleranza zero nei confronti di atteggiamenti violenti, irrispettosi, offensivi. Significa saper dire di no a richieste, pretese, suppliche, soprattutto quando sono manipolative. Ciò passa dal prendere contatto con quello che realmente si vuole, con quello che fa bene, ed agire rimanendo fedeli a sé stessi, mantenendo il punto sulle proprie decisioni anche se questo rischia di compromettere la relazione. Spesso il rischio è sovrastimato e, davanti a comportamenti più assertivi, le altre persone si adattano, scaturiscono così nuovi equilibri, in cui le relazioni diventano simmetriche e non c’è disparità di potere. Infatti è proprio questo che caratterizza la relazione tra narcisista e co-dipendente: l’assenza di reciprocità, ovvero l’impegno, le attenzioni e le cure non sono vicendevoli, i diritti e i doveri non sono equamente distribuiti. Se, invece, il rischio di rottura è effettivo perché il narcisista non tollera una rinegoziazione della relazione, allora andrà compiuto un ulteriore lavoro su di sé, ovvero entrare nell’ottica che si può davvero anche chiudere il rapporto, per il proprio bene.
- Accrescere la propria autostima. Questo punto fa parte del più ampio percorso di autonomia a cui si accennerà nel prossimo articolo sul tema. La persona che vuole ridefinire il rapporto con un narcisista o interromperlo deve poter contare su di sé, deve essere consapevole del proprio valore, dei propri inviolabili diritti e dei suoi punti di forza, altrimenti è facile che cada “dalla padella alla brace” cambiando partner, ma riproponendo lo stesso cliché.
Come si accresce la propria autostima? Il tema non si può esaurire in poche righe, ma per esempio si può iniziare dando spazio e tempo alle proprie necessità, coltivando i propri interessi e rimuovendo gli ostacoli che hanno impedito fino a quel momento di prendersi cura di sé. Occorre coltivare i propri talenti, darsi la possibilità di esprimere le proprie capacità e inclinazioni. Insomma fare cose che facciano stare bene, fare cose che ci realizzino, e circondarsi di persone che facciano il tifo per noi.
Bibliografia
- Behary W. (2012) “Disarmare il narcisista.” Istituto di Scienze Cognitive Edizioni.
- Bruzzone R. (2018) “Io non ci sto più. Consigli pratici per riconoscere un manipolatore affettivo e liberarsene”. Edizioni De Agostini.
- Di Maggio G., Semerari A. (2006) “I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali. Editori Laterza.
- Love C.V. (2019) “Basta narcisisti”. Edizioni Centro Studi Erickson.
- Young J.Y., Klosko J.S. (2004) “Reinventa la tua vita”. Raffaello Cortina Edizioni.
Tra le risorse on-line si vedano anche gli articoli
- “Egoista che non sei altro” di Lisa Lari http://www.psicoterapia-cognitiva.it/egoista-che-non-sei-altro/ e
- “La relazione con un narcisista” di Giulia Paradisi http://www.psicoterapia-cognitiva.it/la-relazione-con-un-narcisista/
- “Arianna e il vuoto della solitudine” di Giulia Paradisi http://www.psicoterapia-cognitiva.it/disturbo-dipendente-arianna-e-il-vuoto-della-solitudine/
- “Il narcisista in amore” di Cecilia Lombardo http://www.psicoterapia-cognitiva.it/il-narcisista-in-amore-le tre-fasi-della-relazione/