di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta
La rabbia nel Disturbo Bipolare
La rabbia è un’emozione di base che si manifesta nel momento in cui l’individuo tenta di rispondere ad un ambiente avvertito come ostile. La rabbia è legata alla percezione di aver subito un torto, cioè un danno che, agli occhi della persona, risulta essere ingiusto. Questa emozione ha una funzione adattiva nel momento in cui i comportamenti che ne conseguono sono adeguatamente orientati alla protezione di sé e alla riduzione del danno che si ritiene di aver subito. Le espressioni legate alla rabbia divengono invece non adattive, controproducenti e disfunzionali quando si generano condotte direzionate, in modo piò o meno consapevole, al danneggiamento di altre persone, di se stessi e dell’ambiente. In questi casi, la rabbia produce sofferenza emotiva e un’alterazione in senso negativo del funzionamento generale dell’individuo (per un approfondimento si veda l’articolo “Che rabbia! Imparare a conoscere e a gestire la rabbia”)
Questo stato emotivo caratterizza numerosi quadri clinici e anche chi soffre di Disturbo Bipolare può trovarsi ad esperire questa condizione emotiva che induce, nello stesso e negli altri, un notevole grado di dolore psicologico.
Quando, come e perché si manifesta la rabbia nel Disturbo Bipolare?
In generale, il Disturbo Bipolare (DB) è caratterizzato da oscillazioni dell’umore in senso depressivo e maniacale dove si alternano periodi in cui la persona si sente profondamente triste e senza energie a fasi in cui, invece, prevalgono l’euforia e altissimi (anche eccessivi) livelli di energie fisiche. Oltre a queste tipologie di espressività clinica, l’alterazione dell’umore si può manifestare anche attraverso un pervasivo stato di irritabilità che può aumentare d’intensità fino a generare pericolose condotte aggressive.
Nel DB di tipo I (episodi depressivi e episodi maniacali), l’umore euforico, eccessivamente allegro come chi si sente “al settimo cielo” può lasciare spazio all’irritabilità che diviene, a quel punto, il tratto affettivo dominante. In alcuni quadri clinici, inoltre, l’irritabilità, piuttosto che l’umore elevato, rappresenta lo stato emotivo predominante fin dai primi momenti dell’alterazione timica. Negli episodi maniacali con umore improntato in senso disforico, l’irritabilità e la disforia (condizione in cui emergono sentimenti di depressione, scontentezza e, in alcuni casi, indifferenza per il mondo che la circonda. DSM-5) costituiscono le caratteristiche dominanti dalle quali si staglia un atteggiamento scontroso, sprezzante e collerico, talvolta accompagnato da esplosività. Le persone in questa fase posso risultare, agli occhi di un osservatore, come sfacciati, polemici, arroganti e spesso aggressivi, mostrano scarso riguardo verso gli altri e sono indiscreti (Musetti L., Perugi G., Soriani A., Cassano G.B., 1999). In queste fasi, alcune persone appaiono completamente diverse nel comportamento e nella modalità di relazionarsi, tanto che, a volte, si potrebbe avere la sensazione di trovarsi di fronte ad una persona sconosciuta, nonostante non lo sia, che mette in atto un atteggiamento spaventante per quanto si discosta da quello che lo stesso soggetto abitualmente assume nelle fasi di compenso affettivo. Quindi, purtroppo, anche individui particolarmente “miti” possono divenire inaspettatamente irritabili e aggressivi quando il loro umore si trova in una fase di scompenso.
Anche nel DB di tipo II (episodi depressivi e episodi ipomaniacali) il fondo affettivo può non essere elevato ed espanso ma irritabile con un conseguente comportamento improntato sull’aggressività. La comparsa di tale stato d’animo può essere improvvisa, soprattutto a causa dell’instabilità della condizione ipomaniacale, e concomitante a situazioni in cui il soggetto si percepisce contrariato. La rabbia può comparire nelle fasi depressive sia del DB I che del DB II. Questa frequentemente insorge nel momento in cui lo stato depressivo e, più in generale, il fatto di soffrire del disturbo dell’umore, vengono valutati dall’individuo come profondamente ingiusti e deleteri sia per la sofferenza emotiva patita sia per l’impatto negativo sul proprio progetto di vita. La persona può rivolgere la rabbia verso se stessa nel momento in cui si critica per l’incapacità di risolvere lo stato depressivo dal quale si sente soverchiata.
Nel DB, la rabbia sembra insorgere nel momento in cui il soggetto ritiene che il raggiungimento dei propri obiettivi venga in qualche modo “intralciato” e ostacolato dalla presenza di condizioni esterne avverse che vanno a limitare l’espressione delle proprie potenzialità. Spesso, questa emozione va ad estendersi anche a circostanze che, agli occhi degli altri, sembrano del tutto irrilevanti ma che, invece, per chi soffre di DB, rappresentano una vera e propria minaccia al suo progetto di vita. In alcuni casi, anche le relazioni interpersonali possono sembrare costrittive e limitanti ed è quindi anche per questo motivo che gli individui con questo disturbo tendono, in fase di scompenso, a svincolarsi e a interrompere in modo brusco e apparentemente irragionevole alcuni legami affettivi se pur considerati importanti. Da ciò ne consegue un elevato rischio di compromissione del funzionamento sociale dell’individuo.
Cosa fare?
Sul piano clinico, è necessario, in primo luogo, mettere in atto un piano trattamentale combinato (terapia farmacologica ad hoc, psicoeducazione e psicoterapia cognitivo comportamentale) che preveda il raggiungimento e il mantenimento dell’equilibrio affettivo. Inoltre, sarà opportuno indagare in modo approfondito quando compare la rabbia, come si manifesta e quali ripercussioni ha in modo da contenere e limitare gli effetti “nocivi” che questa emozione può avere nella vita dell’individuo. In questo senso, sono disponibili tecniche specifiche di stampo cognitivo-comportamentale che favoriscono la regolazione della rabbia e la messa in atto di atteggiamenti maggiormente funzionali e meno costosi.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association, 2013. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, fifth edition. American Psychiatric Association, Arlington, VA.
Castelfranchi C., Mancini F., Miceli M. (2002). Fondamenti di cognitivismo clinico. Torino, Bollati Boringhieri Ed.
Musetti L., Perugi G., Soriani A., Cassano G.B. 1999. “Episodio Maniacale”. In Cassano GB, Pancheri P (a cura di) Trattato Italiano di Psichiatria, pp. 1893-1905. Masson, Milano.