di Debora Pratesi
Superare i momenti di difficoltà
Accade piuttosto frequentemente che i genitori incontrino alcune difficoltà nel momento di lasciare i loro figli a scuola o in altre occasioni in cui è necessario un allontanamento da loro.
Questo non rappresenta sempre un problema da risolvere ma con alcune piccole strategie si può superare questo momento con maggiore serenità senza peggiorare le reazioni sia dei bambini che dei genitori stessi.
Attraverso percorsi di formazione ed informazione dei genitori su tematiche specifiche (parent-training) è possibile potenziare e valorizzare le loro risorse individuali e genitoriali e favorire l’acquisizione di specifiche competenze educative per padroneggiare situazioni difficili da gestire con i propri figli sviluppando una consapevolezza che appare utile per comprendere ciò che succede e non sentirsi impotenti nel gestirle.
Questo è possibile grazie a quella che noi chiamiamo “psicoeducazione” che consente di comprendere la natura ed il processo di alcune emozioni in atto in queste situazioni, comprenderne la natura ed il processo e l’identificazione di alcuni pensieri disfunzionali rispetto a sé, agli eventi, alle situazioni, e soprattutto riguardo alla separazione dalla figura di attaccamento (il genitore o chi ne fa le veci).
L’emozione che molto spesso è attiva in queste situazioni è l’ansia che, come tutte le reazioni emotive che fanno parte del nostro bagaglio emotivo, ha una funzione adattiva perché favorisce il raggiungimento di obiettivi per noi fondamentali; essa funge da meccanismo di controllo di fronte ad una situazione di minaccia che nel caso specifico potrebbe essere rappresentata dalla percezione da parte del bambino di situazioni di pericolo fisico (“può succedere qualcosa a mia mamma”, “lontano da mamma mi posso sentire male”), oppure di pericolo affettivo (“mamma non tornerà a prendermi dall’asilo”).
Così come è fondamentale individuare quei “fattori” che mantengono attive le situazioni problematiche e che non ne consentono quindi una risoluzione.
L’analisi funzionale rappresenta un riferimento teorico, da noi utilizzato, che guida l’osservatore, ma anche l’eventuale progetto di modificazione, e permette di identificare la funzione svolta da uno o più comportamenti che consente di produrre osservazione che danno sempre gli stessi esiti relazionali o comportamentali così da individuarne le regolarità. L’obiettivo è appunto quello di comprendere a cosa serve quel comportamento.
Antecedenti | Comportamento target | Risposta del genitore | Conseguenze |
Gli eventi caratterizzati dal fatto che, quando presenti, lasciano prevedere con significativa attendibilità che sarà emesso il comportamento bersaglio | L’effettivo comportamento verbale e/o non verbale messo in atto dal bambino in quella precisa circostanza |
Il comportamento verbale e/o non verbale emesso dal genitore in risposta alla manifestazione del figlio. Hanno l’effetto di modificare la reazione successiva del bambino |
Il comportamento verbale e/o non verbale del bambino in risposta all’intervento del genitore |
E’ importante inoltre individuare quei fattori predisponenti e precipitanti che ci fanno capire il perché si è potuta creare una problematica del genere e che cosa l’ha scatenata nel momento presente.
Cerchiamo di chiarirlo con un esempio:
Marta, 8 anni, seconda di due figlie, presenta sintomi di ansia di separazione espressi con mal di pancia, sensazione di soffocamento, timore di sentirsi male, di svenire, un pianto incontrollabile ed inconsolabile.
Tali sintomi vengono espressi nel momento della separazione dalla figura di riferimento (in particolare quando deve entrare a scuola) o al solo pensiero di doversi separare dai genitori.
Tra i fattori predisponenti identificati troviamo la sensazione dei genitori che non si sentono in grado di gestire queste situazioni problematiche nel momento della separazione dalla figlia, inoltre uno stile educativo improntato al rispetto delle regole con scarsa espressione di calore ed approvazione, ed anche un’intolleranza dei genitori a gestire e regolare la propria ansia.
Tra i fattori precipitanti si riscontra un lutto in famiglia che non è stato ben compreso dalla bambina e per il quale non ha avuto le spiegazioni che erano necessarie.
Antecedenti | Comportamento target | Risposta del genitore | Conseguenze |
All’ingresso di scuola | Pianto incontrollabile, sensazione di soffocamento, forte mal di pancia, urla di sentirsi male e di voler tornare a casa | “Vai a scuola forza, sono solo bizze queste, forza basta smettila!!!!” | Impossibile l’ingresso a scuola perché Marta ha una sintomatologia così forte che non è gestibile. Rientro a casa. |
Vediamo come alla separazione dalla madre per entrare a scuola cosa accade attraverso l’analisi funzionale:
Alla luce di quanto detto fino ad ora è possibile identificare che funzione svolge il comportamento di Marta: evitare di separarsi dalla madre e ottenere di tornare a casa con lei, l’emozione in corso è l’ansia con pensieri del tipo “se mi sento male e mamma non c’è mi sento in pericolo”.
Attraverso lo schema dell’analisi funzionale è possibile identificare inoltre quei meccanismi di mantenimento che non risolvono il problema ma anzi che lo cronicizzano e mantengono le situazioni con la stesso grado di difficoltà e di ingestibilità.
Le risposte dei genitori, insegnanti o altre figure di riferimento rappresentano quindi potenti fattori di mantenimento o risoluzione della difficoltà.
In questo caso la risposta del genitore rafforza il timore di M. perché non viene creduta nella sua manifestazione di ansia (invalidazione emotiva) per le credenze della madre che quelle manifestate dalla figlia siano tutte bizze e scuse per non andare a scuola con conseguente messa in atto di comportamenti di allontanamento della figlia guidati dall’irritazione della madre. Così la situazione viene mantenendosi nella sua problematicità e non risolta.
In questi casi è fondamentale mostrare vicinanza e affetto nel momento in cui si manifestano tali sintomi di ansia alla separazione della madre; credere nelle manifestazioni dei figli, le loro sono reazioni emotive legittime e piene di valore, attribuire loro credito crea un senso di fiducia. Rassicurarli, aspettare i loro tempi, non svalutare ciò che provano e manifestano e non punirli per la loro ansia. Queste strategie creano un ambiente emotivo validante nel quale alla comunicazione dei bambini delle proprie esperienze interne, seguono risposte adeguate e rassicuranti che permettono di regolare l’ansia e di sviluppare un senso di fiducia in sé e nell’altro grazie alla possibilità che hanno avuto di essere riconosciuti nel loro autentico stato interno.
Per approfondimenti:
- “Coping Power” (Lochman, Wells, Lenhart).
- “Strategie e tecniche per il cambiamento” (Martin, Pear)