di
Paolo Rosamilia
Quando si attraversa un momento difficile con il proprio partner a tutti è capitato di pensare che la soluzione sia quella di chiudere il rapporto. Questo tipo di pensiero è assolutamente normale e naturale, basti pensare a come si è evoluto il ragionamento della mente umana. La mente primitiva dei nostri antenati ha cercato continuamente modi per risolvere i problemi inerenti la sopravvivenza sviluppando nel corso delle generazioni un complesso sistema di problem solving. Quando un rapporto diventa doloroso, minaccioso una delle soluzioni ragionevoli che ci suggerisce la nostra mente è quella di andarsene dal rapporto.
Nella terapia ACT (acceptance and commitment therapy) esistono sostanzialmente 4 approcci che possono essere utilizzati per qualsiasi relazione problematica:
1- Andarsene; spesso può essere la soluzione necessaria in situazioni di abuso o di pericolo fisico causate dal partner, ma nella maggior parte delle crisi di coppia regna il dubbio e l’incertezza che può portare a rimuginii costanti che durano giornate intere. In questo caso bisogna riuscire a fare del nostro meglio all’interno del rapporto prima di scegliere di lasciare il proprio partner, almeno c’è la consolazione di sapere di aver fatto il possibile per far funzionare il rapporto ma che questo può in alcune circostanze non essere sufficiente.
2- Rimanere e cambiare quello che può essere cambiato; in qualsiasi crisi di coppia quello che si può maggiormente controllare sono le nostre azioni e non direttamente quelle del partner. Le azione in ottica ACT sono quelle guidate dai nostri valori e per valori si intende l’insieme dei nostri desideri più profondi che riguardano chi vogliamo essere, incluso il nostro ruolo all’interno del rapporto di coppia. Le azioni guidate dai valori sono profondamente diverse da quelle guidate dalle situazioni di conflitto, come le reazioni reattive o l’evitamento.
3- Rimanere e accettare quello che non può essere cambiato; Supponiamo di aver già intrapreso ogni azione possibile per migliorare la relazione e che il nostro rapporto continua ad essere molto faticoso, in questo caso bisogna lavorare sulla difficile pratica dell’accettazione. In questo caso c’è bisogno di lasciare spazio ai sentimenti dolorosi, di lasciare andare i pensieri giudicanti, ostili e di gestire le preoccupazioni e il rimuginio connesso ad esse. Generalmente la scelta 2 e la scelta 3 vanno di pari passo, mentre agiamo per cercare di migliorare la situazione dobbiamo tentare di accettare quello che è fuori dal nostro controllo.
4- Rimanere, arrendersi, e fare cose che peggiorano la relazione; quando all’interno di una relazione continuiamo a preoccuparci, rimuginare, soppesare, lamentarci con gli altri, incolpare noi stessi e il partner. Oppure ci sono strategie per cercare di sentirsi meglio come assumere droghe, bevendo alcol, mangiando porcherie, navigare su internet, intraprendere relazioni extraconiugali, ecc.. Quando avviene tutto questo a discapito del cercare di affrontare il problema (tutte e 3 le opzioni precedenti) sicuramente si va verso una vita piena di sofferenza.
Quando c’è una crisi di coppia può capitare, che leggendo i punti descritti in precedenza, ci siano emozioni sconfortanti e pensieri del tipo: “non ho scelto io di fare questo o di ritrovarmi cosi, non ci posso fare nulla”. Il lavoro che si può fare in ottica ACT in realtà aiuta a sviluppare una flessibilità psicologica tale da poter notare come realmente si abbia una scelta rispetto al modo in cui ci poniamo all’interno della relazione e come si può scegliere in modo da migliorare la qualità di vita anziché peggiorarla.
Quando ci si pone il dubbio di rimanere o andarsene ci si può rendere conto che non c’è modo per non scegliere e quindi di non decidere. La scelta 4 comporta uno stato di libo dove sicuramente si soffre e si ha una qualità di vita pessima. La domanda più utile da porsi in questo caso casa è “quanto ci teniamo?” al nostro rapporto e alla nostra condizione di vita.
Bibliografia
Harris – Se la coppia è in crisi… – Francoangeli, 2018