La comorbilità tra Disturbo Bipolare e Disturbo d’Ansia di Separazione nell’adulto.
di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta
Silvia ricorda che era un cupo autunno quello in cui lasciò l’abitazione dei genitori per andare a vivere con il compagno in un luogo poco distante dalla famiglia d’origine. La nuova casa le piaceva molto ma, nonostante si sforzasse, non riusciva a sentirsi a suo agio perché pensava costantemente ai suoi genitori: era preoccupata per la loro salute fisica ed era terrorizzata che il padre, che aveva avuto in precedenza delle problematiche cardiache in realtà ben compensate, potesse sentirsi male mentre era da solo a lavoro senza avere quindi la possibilità di chiedere aiuto. La notte si svegliava di soprassalto perché sognava che suo padre era morto e, a quel punto, non riusciva più a riprendere sonno e si metteva a girare per casa con una fortissima ansia e agitazione. Riusciva a calmarsi solo quando, al mattino presto, poteva contattare i suoi genitori per sincerarsi che non fosse accaduto niente di così terribile. In quel periodo, spesso avvertiva un’intensa preoccupazione e tristezza perché non riusciva a godersi la sua nuova casa e la relazione con il compagno. Nonostante questi stati emotivi, Silvia continuava ad andare a lavoro e riusciva, se pur con difficoltà, a portare a termine le sue mansioni. Progressivamente il suo umore migliorava e le preoccupazioni per i suoi genitori erano lievemente diminuite anche se, appena poteva, andava sempre a trovarli e a controllare che tutto andasse bene. Durante la gravidanza Silvia si sentiva bene ma pretendeva dal compagno che questo, quando andava fuori per lavoro, le telefonasse costantemente per farle sapere se il viaggio in automobile era stato regolare. Quando non lo faceva, Silvia veniva presa da una fortissima ansia. Subito dopo la gravidanza, però, il suo umore era instabile, le veniva spesso da piangere senza capirne il motivo, si sentiva triste e senza energie. La situazione peggiorava ulteriormente quando il figlio ebbe alcuni problemi di salute. A quel punto i suoi pensieri erano rivolti solo su di lui, era convinta del fatto che non avrebbe superato quei disturbi fisici, non si allontanava mai dal bambino in quanto doveva monitorarlo. La notte non riusciva a riposare per il caldo torrido di quell’estate e per il fatto che continuava a preoccuparsi in modo eccessivo. Non aveva più energie, aveva perduto l’appetito e non si alimentava adeguatamente. Si sentiva profondamente triste e in colpa in quanto riteneva di non accudirlo come lei voleva. Anche dopo la risoluzione dei problemi del figlio, l’umore di Silvia non migliorava, anzi, provava anche un’intensa ansia e agitazione che non le dava tregua proprio perché immaginava costantemente che le potesse accadere qualcosa di orribile, tipo un incidente stradale o una grave malattia che quindi la avrebbero fatta allontanare dal suo bambino. Non usciva più di casa, non si faceva più sentire dai suoi amici, pensava che non sarebbe più rientrata a lavoro in quanto riteneva di non essere adeguata e di non aver più la capacità di concentrarsi. In quel momento, molte cose attorno a sé avevano perduto senso.
Silvia ricorda che, nella sua infanzia, si era sentita molto triste quando morì il suo cane con cui trascorreva gran parte delle giornate senza separarsene mai. Pianse per molti giorni perché non riusciva ad accettare la sua perdita ma in seguito riacquisì le sue normali abitudini. All’età di 20 anni, Silvia ricorda di aver avuto un periodo molto negativo caratterizzato da profonda tristezza in concomitanza della morte improvvisa della sua nonna. In quel periodo, si era trasferita in un’altra città per intraprendere gli studi universitari e, per circa un mese, non frequentò le lezioni dato che preferiva rimanere a casa con i suoi genitori. Successivamente, riprese regolarmente il suo percorso scolastico e le sue relazioni ma rinunciò, negli anni seguenti, ad una borsa di studio all’estero perché non si sentiva di allontanarsi così tanto dai suoi affetti. In ogni modo, nonostante l’umore di Silvia si muovesse tra periodi di benessere e periodi “negativi”, riuscì a portare a termine i suoi studi in modo brillante.
Se in passato era riuscita a recuperare il suo equilibrio psico-fisico, dopo la nascita del figlio l’escalation della sua sofferenza si faceva sempre più evidente, non sopportava più né le forti preoccupazioni per gli altri e per sé né l’umore così instabile. Tutti erano preoccupati per lei. Silvia non poteva far altro se non chiedere aiuto.
Il Disturbo Bipolare è caratterizzato dal susseguirsi di fasi di alterazione dell’umore: in alcuni periodi l’umore può essere estremamente basso, triste e disperato. Le attività piacevoli non risultano più tali e si assiste ad una notevole perdita d’interesse o piacere verso tutto ciò che prima era gradito dal soggetto. E’ presente un forte senso di autosvalutazione e di colpa, emergono difficoltà nel pensare, concentrarsi o prendere decisioni. Si assiste ad un’alterazione del sonno (difficoltà di dormire oppure dormire troppo), dell’appetito (riduzione o aumento di esso) e dell’attività psicomotoria (agitazione o rallentamento), con una notevole riduzione dell’energia fisica e con un forte senso di affaticamento. In alcuni casi, possono presentarsi pensieri ricorrenti di morte o anche veri e propri piani per commettere il suicidio (fase depressiva). In alcune fasi, invece, l’umore della persona è euforico, con un entusiasmo eccessivo, l’autostima è molto elevata, il bisogno di sonno si riduce, l’eloquio è estremamente rapido, i pensieri sono velocissimi e la persona si distrae facilmente, le energie fisiche sono incredibilmente intense. Per questi motivi, gli individui possono, in questa fase, coinvolgersi in attività pericolose come acquisti incontrollati, guida spericolata, investimenti finanziari avventati e una promiscuità sessuale insolita. Può comparire, nel proseguire della fase, anche un intensa irritabilità quando l’individuo ritiene che i suoi progetti vengano in qualche modo ostacolati dalle altre persone (fase eccitatoria). Infine, in altri momenti, possono comparire contemporaneamente sintomi tipici della fase depressiva e della fase eccitatoria (stati misti).
Il Disturbo d’Ansia di Separazione dell’adulto è caratterizzato da ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva provata dall’individuo in concomitanza di una separazione dalle persone per lui importanti. La persona prova malessere eccessivo e ricorrente quando avviene la separazione da casa o dai principali personaggi di attaccamento o quando essa è anticipata col pensiero. Questo individuo prova una forte preoccupazione perché teme che possa accadere qualche cosa di dannoso alle persone care (ad es. una malattia, un danno, una calamità o la morte) e/o perché pensa che possa accadergli un evento spiacevole che può, a sua volta, comportare una separazione dai principali personaggi di attaccamento (per es. essere smarrito, essere rapito, avere un incidente, ammalarsi). La persona con questo disturbo presenta una persistente riluttanza o rifiuto di uscire, per andare lontano da casa, di andare a scuola, al lavoro o altrove proprio per la paura della separazione. Tende a non rimanere da solo, o senza gli altri importanti, a casa oppure in qualsiasi altro posto. Evita di dormire fuori casa e di andare a dormire senza avere vicino uno persona cara. Durante il sonno, può avere ripetuti incubi il cui contenuto riguarda il tema della separazione e può lamentare sintomi fisici (es. mal di testa) quando avviene o è anticipata col pensiero la separazione dai cari. I sintomi sopra riportati devono avere una durata di almeno 6 mesi dalla prima volta che compare la sintomatologia. Il disturbo deve causare disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (DSM-5).
Questi due disturbi, descritti sopra separatamente, possono comparire, in alcuni casi, in modo concomitante e si parla quindi di una condizione di comorbilità.
Dalla letteratura scientifica emerge che i pazienti con Disturbo Bipolare mostrano livelli di ansia di separazione più gravi rispetto alle persone con altri quadri clinici e tendono ad avere un esordio più precoce del disturbo dell’umore (Pini e coll., 2005). Inoltre, la presenza di sintomi di ansia di separazione nell’infanzia e nell’età adulta può determinare nelle persone che soffrono di disturbi dell’umore e d’ansia, una sintomatologia depressiva più grave e un maggior numero di episodi affettivi rispetto ai pazienti senza disturbo d’ansia di separazione. Queste persone mostrano, per di più, una maggiore compromissione del funzionamento lavorativo e relazionale (Pini e coll., 2010).
Le persone con Disturbo Bipolare mostrano spesso sintomi d’ansia di separazione che si manifestano con un’intensa sofferenza emotiva caratterizzata da episodi critici di ansia, instabilità emotiva, oscillazioni affettive di tipo depressivo e reazioni comportamentali eccessive proprio quando si interfacciano con una reale o immaginata separazione dall’altro significativo (Pini e Abelli, 2008).
Il timore che qualcosa di terribile possa accadere ad una persona importante può determinare, in un individuo che soffre di entrambi i disturbi, stati di forte preoccupazione con un conseguente aumento dell’instabilità emotiva e con una alterazione dell’equilibrio tra il sonno e la veglia. Questi disequilibri potrebbero purtroppo funzionare da innesco di fasi depressive e/o eccitatorie. Inoltre, quando la persona si trova a vivere una fase depressiva ha la percezione di una maggiore debolezza e fragilità che influenza sia il mondo interno che quello esterno. In questo caso, è probabile che il timore per la propria o altrui incolumità possa aumentare con un conseguente incremento di stati emotivi di ansia, agitazione e della tristezza già presente nella persona. L’individuo tenderà quindi ad avere ancora più difficoltà nello svolgere le attività quotidiane e nel portare avanti parte della sua vita relazionale e della sua progettualità. Queste compromissioni possono quindi provocare un incremento dei sintomi depressivi.
La contemporanea presenza di questi due disturbi comporta una maggiore gravità del quadro clinico con un aumento della suicidalità (Tasdemir e coll., 2016) ed una maggiore compromissione del funzionamento sociale e lavorativo da cui consegue un peggioramento della qualità della vita dell’individuo che ne soffre. Per questi motivi, è opportuno riconoscere precocemente i due disturbi e intervenire tempestivamente su questi associando al trattamento farmacologico la Terapia Cognitivo Comportamentale. Tale approccio può permettere una più facile gestione e dei sintomi dell’umore e dei sintomi relativi all’ansia di separazione.
Bibliografia
American Psychiatric Association, 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Pini S, Abelli M, Mauri M, Muti M, Iazzetta P, Banti S, Cassano GB. Clinical correlates and significance of separation anxiety in patients with bipolar disorder. Bipolar Disord. 2005; 7(4): 370–376.
Pini S, Abelli M. Ansia di separazione in età adulta: manifestazioni cliniche e rapporti con i disturbi affettivi. In: Cassano GB, Tundo A (a cura di). Lo spettro dell’umore. Psicopatologia e clinica. Milano: Elsevier, 2008.
Pini S, Abelli M, Shear K.M, Cardini A, Lari L, Gesi G, Muti M, Calugi S, Galderisi S, Troisi A, Bertolino A, Cassano G.B. Frequency and clinical correlates of adult separation anxiety in a sample of 508 outpatients with mood and anxiety disorders. Acta Psychiatrica Scandinavica. 2010, 13,1–7.
Tasdemir A, Tamam L, Keskin N, Evlice YE. Assessment of co-morbidity of adult separation anxiety in patients with bipolar disorder. Nord J Psychiatry. 2016;70(2):93-102.